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La chiameremo Europa

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Il resoconto dell’incontro

Giovedì 14 giugno, nella Sala Cinque Lune, in piazza Cinque Lune, Roma, si è tenuto il “colloque” annuale del Centro Studi Polaris dal titolo “La chiameremo Europa”.

I lavori sono stati aperti dal Presidente della Delegazione Italiana presso l’Assemblea Parlamentare dell’OSCE PA e VicePresidente dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE PA (patrocinatrice dell’evento) , onorevole Riccardo Migliori il quale ha più volte sottolineato l’inadeguatezza di un’Europa ancora senz’anima.

Il primo tavolo ha offerto gli interventi di Alessandro Capriccioli, blogger radicale collaboratore de l’Espresso e l’Unità e Lanfranco Pace, attualmente collaboratore de Il Foglio.
Capriccioli ha sostenuto che quest’Europa non è ancora un’Europa dei diritti, che è carente di democrazia e che a suo parere è difficile sormontare anche parzialmente il gap che vede la politica al servizio dell’economia e ha proposto un impegno per la decrescita.
Pace si è detto contrario alla decrescita e anche al fondamentalismo ambientale, ha voluto attenuare le critiche verso la finanza d’assalto ma si è dichiarato comunque molto perplesso sull’avvenire europeo.

E’ poi intervenuto il senatore Domenico Gramazio che ha rimarcato tanto il fatto che l’Europa oggi, figlia della piccola Europa del burro e del latte, è un ibrido rissoso, quanto l’inadeguatezza mostrata finora dalla classe politica, italiana innanzitutto ma anche europea, per rettificarla.

Al tavolo seguente Roberto Rosseti (Rai) ed Enzo Cirillo (direttore di Scelgo).
Rosseti ha sottolineato la sottomissione europea agli Stati Uniti e l’importanza di leggere molti degli eventi di questi ultimi mesi (dalle primavere arabe ai declassamenti via rating delle economie delle nazioni europee) come un’azione coordinata volutamente da Oltreoceano.
Cirillo si è detto d’accordo e ha sottolineato le disfunzioni che permettono a organismi privati, concorrenziali delle nostre economie, rapaci verso di esse, datori di lavoro dei nostri principali commissari politici, di dettar legge e di depredarci delle nostre ricchezze reali per compensare i buchi della finanza tossica.
Sia Cirillo che Rosseti hanno concordato con la convinzione espressa dal Centro Studi Polaris secondo il quale l’attacco economico-politico reale avrebbe come obiettivo ultimo la Germania.

Al terzo tavolo i sindacalisti William Devecchis (Uil) ed Ettore Rivabella (Ugl) hanno sottolinenato l’attacco allo stato sociale ed hanno esposto una piattaforma socializzatrice e partecipativa che verrà ripresa più ampiamente nell’incontro pubblico che Polaris sta preparando per il prossimo autunno.

Al quarto tavolo l’economista Roberto Bizzarri e Francesco Palmieri, giornalista presso l’Agi.
Bizzarri ha esposto un proprio piano di rientro del debito pubblico sostanzialmente in linea con le 18 proposte del Centro Studi Polaris, Palmieri ha fatto notare diverse incongruenze che ci condannano economicamente, energeticamente e demograficamente, sia come italiani che come europei, suggerendo una maggior apertura ad est e a sud.

Al quinto tavolo l’economista Antonio Bovo ed il presidente del Centro Studi, Paolo Caioli, hanno illustrato i 18 punti di Polaris per il risanamento finanziario ed economico italiano. Bovo ha poi criticato gli Eurobond e l’Esm e proposto una serie di adeguamenti del programma Polaris sia alle distinte economie europee sia a quella dell’intera Ue.

Al sesto tavolo il giornalista spagnolo Enrique Ravello (Europae) ha spiegato il parallelismo esistente tra la rovina finanziaria teleguidata in Italia e quella in Ispagna di cui ha raccontato le diverse tappe. Riallacciandosi ad una considerazione di Rosseti, Ravello ha poi fatto rilevare come un’azione che mira a scompaginare l’Europa passi a torto presso la pubblica opinione come un’azione voluta dall’Europa e come l’insofferenza comune finisca con l’essere orientata verso falsi obiettivi, rafforzando di fatto l’operazione disgregante.
Gabriele Adinolfi, caporedattore della Rivista, ha riepilogato la posizione di Polaris, che le slides di sottofondo avevano ripetutamente mostrato alla sala. In sintesi la tesi è che la crisi georgiana del 2008, quella dei titoli tossici angloamericani, la forza contrattuale dell’Euro e la proposta di Strauss-Kahn, allora direttore dell’Fmi, d’inserirlo in un paniere congiuntamente al Dollaro e allo Yuan, sarebbero state le cause dell’attuale offensiva nei confronti delle economie europee.
Al contempo i Trattati che hanno posto l’Europa a metà del guado tra sovranità nazionali e sovranità europea, avrebbero creato un potere terzo e suppletivo, che si manifesterebbe in commissari politici ideologizzati i quali, congiuntamente a poteri forti internazionalisti, starebbero esprimendo una dittatura tecnofinanziaria in un momento di passaggio post-democratico.
Per il Centro Studi bisogna andare oltre e non fare passi indietro; non serve meno Europa ma più Europa. Ma non un’Europa federalista, bensì confederata; fondata su criteri diversi, anche dal punto di vista economico laddove la stabilità finanziaria – che oltretutto non può essere decisa da osservatori esterni e privati – non può essere l’unico criterio ma si deve assommare con il Pil e l’equità sociale, essendo questa una marca di civiltà e non un capriccio di mantenuti.
La Bce, inoltre, secondo Polaris dev’essere sottomessa politicamente all’Europa tramite nomine espresse sia dai singoli Stati membri con poteri proporzionali ai tre criteri precedentemente delineati, sia da rappresentanze intermedie delle singole aree economiche, fiscali e culturali relativamente omogenee (il Centro Studi ne intravede tre: una ovest-nord-est, una mitteleuropea ed una mediterranea).
Si tratta, per il Centro Studi, di riscrivere i Trattati, tenendo anche conto degli insegnamenti islandesi e ungheresi, e di passare dalla delega all’autonomia e alla presa in mano dei nostri destini.
Destini che ci vedono geopoliticamente ed energeticamente protesi verso i Paesi della Sco, così come già da tempo ha capito Berlino.

I lavori sono stati conclusi da Alex Voglino, direttore delle Biblioteche di Roma, che ha ripercorso le motivazioni e le tappe delle crisi finanziaria ed economica e ha ribadito la necessità di agire in senso europeo, per più Europa ma altra Europa.

Ai lavori hanno assistito l’Ambasciata d’Ungheria, quella d’Estonia, quella di Romania, quella di Turchia e la Comunità cinese.
Sono pervenuti i saluti dell’Ambasciata del Kazakhstan che, congiuntamente a quella del Lussemburgo, non ha potuto partecipare fisicamente.
Sono pervenuti anche i saluti rigorosamente trasversali del senatore Mauro Del Vecchio e dei deputati Giorgio Holzmann, Giorgia Meloni e Bruno Murgia.

In chiusura gli annunci sui prossimi impegni che, oltre alla presentazione sistematica del programma anti-crisi riguardano un incontro tra parti sociali per una piattaforma del lavoro; il cinquantennale dell’uccisione di Enrico Mattei; la messa in piedi di un settore europeo di centro studi che operi per le proposte di riforme strutturali  cui si è accennato durante il “colloque”.

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