sabato 20 Luglio 2024

La Dc ha sconfitto Berlusconi

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Renzi è l’uomo della seduta spiritica

L’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale fa rifiorire la letteratura sulla rinascita della Democrazia Cristiana. Di una Dc nella salute dei tempi migliori,sembrerebbe: raramente lo scudo crociato occupò contemporaneamente palazzo Chigi e Quirinale. La storia democristiana di Mattarella è nota e prestigiosa. Da cultore della materia azzardo però che nella coppia presidenziale il classico democristiano sia Renzi: mobile come un piccolo Fanfani, veloce come Piccoli, astuto come De Mita e soprattutto capace più di Andreotti di rifornirsi non da due ma da 3 o 4 forni alla volta. Nel metodo di Renzi c’è tutta la destrezza della scuola Dc. Diverso è il caso di Mattarella. Lui nasce nella Dc, o meglio la Dc nasce in parte a casa sua dove erano abituali le presenze di De Gasperi e La Pira. Ma quella di Sergio non fu una classica carriera democristiana: fu De Mita a chiamarlo in partita sulla soglia della quarantina, un’età in cui un vero Dc aveva in genere alle spalle 25 anni di militanza. Entrato tardi in politica, Mattarella osservò sempre un distacco da quel potere che pure ha attraversato in ogni latitudine. Appariva solitario perché riservato, antipatico perché timido, triste perché riflessivo. Signore perché lo è. Un democristiano anomalo, non un cattocomunista come è stato scritto. Comunque non è al Quirinale che bisogna indirizzare la caccia al tesoro della rinascita democristiana. Al Quirinale abita un signore che parlerà poco e stupirà molto: non favorirà né i partiti di oggi né quelli di ieri. Sarà un custode della Carta i cui limiti sorveglierà senza sconti né per i pochi suoi detrattori né per i molti che mettono il timbro sulla sua elezione.

È nei dintorni di Renzi che si aggira il fantasma della Dc. Il Pd si rilancia con il protagonismo del personale democristiano che rifornisce la tolda di comando di partito e governo. È normale che il personale politico venga dalle scuole politiche della prima Repubblica: la seconda ha fatto innovazione, comunicazione, spettacolo, tutto tranne formazione politica. Fa specie che nel partito della sinistra meni la danza il personale democristiano. Quando Buttiglione spaccò il Ppi e lo portò in dote a Berlusconi, la sua profezia fu diversa: «I democristiani che vanno a sinistra diverranno bistecche per la socialdemocrazia» disse il professor Buttiglione. È andata all’opposto: i democristiani di sinistra si sono mangiati i comunisti, di quelli andati a destra non rimane traccia. Aveva torto dunque Buttiglione? No, aveva ragione. Gli elettori Dc sono rimasti in gran parte a destra, e ci voleva poco a ricostruire intorno a Berlusconi una classe dirigente capace di dialogare con loro e radicare nella roccia la creatura politica di Silvio. La verità è che Berlusconi non ha voluto: ha creduto che il suo successo fosse in opposizione alla Dc, laddove invece gli elettori riconoscevano in Forza Italia una continuazione del partito cattolico e dei suoi alleati laici. Ricordo che dissi al Cavaliere – eravamo ancora al governo – «sbrigati a rifare la Dc perché l’Italia è democristiana e delle due l’una, o la casamadre ce la ridai tu o un giorno te la ritrovi risorta e contro di te». Ecco, temo sia venuto quel giorno.

 

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