venerdì 27 Settembre 2024

La dittatura della paura

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Saluto Romano, Grande Guerra e “follia” e dall’altro lato la Fattoria degli Animali

 

E’ di pochi giorni fa la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato due giovani per aver salutato romanamente durante una delle tante manifestazioni in ricordo delle vittime delle foibe. Non è la prima sentenza di questo tenore, sicuramente non sarà l’ultima ,  ma in questa  aleggia solo la paura.
Un sentimento di paura che domina l’Italia in questo periodo, come ha  sottolineato  Gianluca Iannone nel suo intervento di chiusura della Festa di  CPI a Lecce. Paura del futuro e quindi del passato.
Quel che colpisce , semmai, di tale sentenza è la sua concomitanza e consequenzialità con una damnatio memoriae di carattere complessivo che cerca di rimuovere o banalizzare i fatti più rilevanti della Storia di questo disgraziato paese. Anch’ essa frutto della paura.
Potremmo citare, a corredo, l’operazione di svuotamento di significato che a 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, si sta conducendo nei confronti dell’evento bellico, che può ben definirsi il vero atto fondativo dell’Italia moderna e della sua assurzione a rango di Nazione.
L’interventismo e la sua capacità di rappresentare all’epoca , oltre i desueti schemi della sinistra e della destra , la spinta giovane e creatrice di un nuovo Risorgimento che completasse il processo di indipendenza della Nazione; il protagonismo delle giovani generazioni che dal Nord al Sud del paese si trovarono per la prima volta a fianco, pur parlando lingue diverse in un’ Italia pressoché analfabeta, annullando di  colpo differenze di classe, di cultura , di tradizioni paesane, viene sminuito, se non condannato apertamente, per privilegiare il discorso  incapacitante e generico della “grande follia”.
Rifugiarsi nella categoria della “follia della guerra” è concettualmente facile e rassicurante: non richiede grosse spiegazioni , anzi le nega, e presenta gli eventi storici di cui ci si vuole liberare frettolosamente come frutto dell’”irrazionalita’ dell’Uomo” o frutto della cupidigia e dell’ambizione di potere di pochi (cattivi) a  scapito dei molti ( buoni o vittime ignare).
A questa impostazione sfugge totalmente la possibilità che milioni di persone, pur considerando ovvio che la cupidigia o i giochi di potere siano parte integrante degli eventi umani, possano mettere a repentaglio la propria esistenza per slancio ideale o per semplice senso del dovere verso la propria Patria.
Il sentenziare su questo aspetto, che spesso si accompagna ad un sardonico compiacimento, è tipico di una società che dal Secondo conflitto mondiale in poi è stata educata ad un sentimentalismo egoistico, pensando che una Vita ben vissuta sia quella , possibilmente agiata, senza grandi scossoni, e che porti a morire il piu’ tardi possibile , magari sul proprio letto di casa. Trascurando il fatto che questi “lussi” sono dovuti al sacrifico, spesso pagato con il sangue ,delle generazioni che le hanno precedute.
Lo stesso tipo di commenti insensati, si possono sentire anche nei confronti dei ragazzi morti negli anni della rivolte generazionali e della lunga guerra civile del dopoguerra, dipinti allo stesso modo come “povere vittime” di giochi di potere altrui, oppure come idealisti folli e un po’ ingenuotti che con le loro gesta hanno solo turbato il pacifico evolversi della societa’ italiana , che voleva solo consumare in santa pace il proprio benessere economico.
Il cerchio si chiude se si dà un’occhiata all’ennesima riforma della Scuola italiana , partorita dall’ineffabile Renzi, dove le  scuole di stampo umanistico e l’insegnamento della Storia , escono ancor di più ridimensionate se non penalizzate, a scapito di un ‘impostazione  sempre piu’ parcellizzata del sapere. Tutto cio’con la scusa dell’ ingresso dei giovani nel mondo del lavoro ( quale lavoro ?) .
In realtà si vuole creare un tipo umano ignaro della propria Storia ,facilmente manipolabile ,poco incline alla riflessione di carattere generale , incapace di stabilire nessi logici e concettuali, perche’ privo  delle necessarie coordinate storiche e culturali.
In tal modo è facile ricondurre il tanto bistrattato saluto romano, ad una semplice fattispecie giuridica di natura penale, perché riconducibile alla sola apologia del fascismo o peggio come stabilisce la Cassazione ad  “un’ espressione criminale” , e non ad un saluto che nasce nel solco profondo del Mito e della Storia di Roma e che attraversa per secoli, volenti o nolenti, la profondità della nostra esistenza collettiva.
E’ altrettanto facile qualificare la Guerre mondiali  solo come uno spreco di vite umane sacrificate sull’altare di biechi interessi economici e di guadagno o sbertucciare intere generazioni di ribelli che  dal dopoguerra invece di andare in discoteca o impasticcarsi di pasticche o di connessioni ad Internet,  hanno rischiato e rischiano  in prima persona per un Ideale.
Così si generano “mostri” , ma in questo caso non dominati dall’ irrazionalità, ma da una razionalità mortificante , priva di ogni slancio, di ogni passione , di ogni  traccia di vitalità, magari venata di buone e pie intenzioni che guarda al passato con aria di sufficienza mista a presunzione, ma  del quale ha una profonda paura perché comunque non ne possiede la tragica grandezza.
Una grandezza passata che non deve emergere ,deve essere soffocata oppure parzialmente recuperabile nei suoi  aspetti meramente vittimistici, con un’operazione di “taglia e cuci” della Storia che permetta l’utilizzo strumentale solo degli aspetti che convengono ai  moderni fabbricanti del consenso che hanno bisogno della Paura del passato per poter gestire la Paura del futuro.

 

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