giovedì 18 Luglio 2024

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altIn Afghanistan l’Inghilterra vinta dagli Usa

Gianandrea Gaiani ha seguito tutte le missioni italiane degli ultimi 20 anni. Dirige Analisi Difesa ed è opinionista del Giornale Radio RAI. Ha scritto “Iraq Afghanistan: guerre di pace italiane”.
(Credits: UK Mod)
Da Sangin alla diga di Kajaki, da Musa Qala a Marjah. In quella provincia hanno combattuto duramente  per cinque anni uccidendo migliaia di talebani e lasciando sul terreno 281 caduti e oltre mille feriti. Presto le truppe di Sua Maestà britannica potrebbero ritirarsi da Helmand sconfitte non dai talebani ma dalle pressioni di Washington e dai problemi del governo di Londra pressato dalla duplice esigenza di ridurre i costi e diminuire le perdite in un conflitto sempre meno popolare.
I britannici schierano in Afghanistan 9.500 militari, quasi tutti a Helmand, e hanno la guida del Regional Command South, il settore più importante tra i cinque nei quali è stato diviso l’Afghanistan dove sono schierati 50.000 militari alleati per oltre la metà statunitensi.
Gli Usa, che guidano le forze alleate, vogliono però il comando della provincia e dell’intero settore meridionale sia perché vi schierano le forze più rilevanti sia perché contestano la mancanza di successi tangibiliconseguiti in questi anni dai britannici che, pur schierando il secondo contingente tra i 44 Paesi alleati presenti in Afghanistan, non hanno mai avuto le forze sufficienti a pacificare e controllare la zona. Londra e Washington si sono spesso confrontate anche aspramente sui metodi da applicare nella lotta alla guerriglia e alla produzione di oppio.
Nella questione è sceso in campo il deputato afghano Shukreya Barekzai che ha definito il ritiro degli inglesi “una buona cosa perché la loro presenza e ruolo sono stati un problema per la popolazione in quella provincia”. In realtà i britannici hanno ottimi rapporti con il governatore della provincia, Gulab Mangal, ma qualche difficoltà con i vertici di esercito e polizia afghani più volte accusati dagli ufficiali di Sua Maestà di corruzione, inefficienza e intesa con i talebani. Anche il presidenteHamid Karzai non ha mai nascosto le critiche per la gestione britannica di Helmand, giudicata eccessivamente autonoma da Kabul.
A rendere ufficiale l’ipotesi di un imminente cambio della guardia ha contribuito il 24 aprile l’intervista all’agenzia di stampa afghana Pajwhokdel portavoce del comando ISAF, il generale Eric Tremblay. “La decisione non è ancora definitiva”, ha detto l’ufficiale canadese “e viene valutata in base alle esigenze militari e strategiche sul terreno in vista della futura partenza da Kandahar dei contingenti olandese e canadese”. Il ritiro di olandesi e canadesi e la riduzione già annunciata per il 2011 del contingente danese, in tutto circa 5 mila militari, imporrà di “tappare i buchi” nello schieramento alleato.
Il trasferimento dei britannici verrà deciso dal prossimo governo che uscirà dalle elezioni politiche del 6 maggio e che potrebbe comunque valutarlo positivamente perché equivarrebbe a una riduzione dell’impegno e a un probabile calo delle perdite. La guerra afghana sarà in ogni caso una patata bollente per il prossimo inquilino del numero 10 di Downing Street poiché il malumore tra i militari è palpabile e l’abbandono di Helmand verrebbe interpretato come una doppia sconfitta, contro i talebani e contro l’arroganza e lo strapotere degli yankees che del resto gestiscono ormai da padroni tutto il teatro operativo afghano forti del numero (80 mila soldati contro 40 mila alleati) e della ridotta disponibilità al combattimento di molti contingenti alleati.
Noreporter sostiene da sempre che quel conflitto non solo non ha nulla a che vedere con le motivazioni ufficiali ma  neppure è una guerra d’indipendenza afghana in quanto clan e tribu si combattono tra loro stipulando (e rovesciando) alleanze con le potenze presenti sul territorio.  Per quanto riguarda le forze in “missione di pace”, combattono una guerra non “ai talebani” ma tra gli “alleati” per il controllo di zone strategiche, delle arterie per i pipelines e del narcotraffico.
E andiamo affermando che, da dieci anni almeno, l’Inghilterra, pur battendosi da tigre ferita, sia lì che altrove sta cedendo terreno a tutti: americani, russi, israeliani e cinesi.

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