giovedì 12 Dicembre 2024

La lezione di Damasco

Non apprenderla sarebbe criminale

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

Se ragioniamo dal punto di vista materiale, il crollo del regime di Assad non cambierà molto le cose. Dalla Siria sono partite già da tempo ondate gigantesche di migranti e non ne arriveranno chissà quanti di più.

Il passaggio-colabrodo nel Mediterraneo per le migrazioni sub-sahariane è da tempo assicurato in Libia da Haftar (compartecipazione russa, americana e turca). Quindi non serviva aggiungerne altri.

Il controllo del petrolio e del gas da parte americana era un dato già da oltre dieci anni.
In pratica niente di nuovo, tranne un maquillage.

Tutt’al più potrà venire attivato il gasdotto dai paesi arabi finora bloccato in Siria.

Il dato storico è

che si è trattato della messa a morte dell’ultimo governo socialnazionale e laico, nonché tollerante religiosamente, che fu prodotto storico di ambienti europei (da Vichy al Nazionalsocialismo).

Simbolicamente è stato posto il sigillo all’appendice della Seconda guerra mondiale nell’area: una guerra degli ultimi settant’anni che ha visto i marxisti prima e gli islamisti poi agire per abbattere o assassinare i leaders che davano fastidio alle compagnie petrolifere, ad Israele, agli Stati Uniti: Nasser, Arafat, Saddam e anche personaggi più “ibridi” ideologicamente come Gheddafi.

Il dato divenuto clamorosamente pubblico

è l’inconsistenza dello schema che contrappone dei paesi virtuosi a un ipotetico “asse del male”, werneriaramente inventato dalle cancellerie (tutte, nessuna esclusa), bevuto dalle opinioni pubbliche e assunto fanaticamente dagli opposti imbecilli.

Difficile trovare uno scenario migliore di quello del crollo siriano per rendersi conto di come tutto sia interconnesso e ambiguo fino alla pazzia.

Le relazioni russo-americane sono lì palesi e spudorate, ma a questo siamo abituati da più di un secolo. Anche se – incredibilmente – c’è ancora qualcuno che non lo ha capito.

A fare impressione in Siria sono però i cosiddetti “multiallineamenti” di cui parlano gli indiani (non i cattivi dei film western ma quelli della potenza emergente di Modi).

In un giochino con tanti giocatori (turchi, curdi, israeliani, libanesi, iraniani, russi, americani, inglesi e una serie infinita di ribelli islamici che si odiano a vicenda) a distanza di pochi chilometri, delle forze alleate a destra, si bombardavano un po’ più in là a sinistra, all’infinito. Senza contare i rovesciamenti di alleanze.

Impressionante come sia stato improvvisamente unanime l’accordo per il cambio di pagina

Dagli iraniani che fischiettavano allo stesso esercito siriano che non ha combattuto, il tutto mentre la Russia si apprestava a cooperare con gli insorti, contando di tenersi cara la base di Tartus: è stato qualcosa di veramente imbarazzante.

Comico poi il fatto che in Occidente il nuovo governo sia stato definito “jihdista moderato” e presentato come una propaggine di Al Qaeda con cui gli americani sono pronti a collaborare. Ma non avevano abbattuto le Torri Gemelle?

Il dato politico

sta nella somma di tutto ciò: siamo in pieno reset con “multiallineamenti” di bande armate sventolanti bandiere statali ma anche private, delle bande che rispondono a intrecciate intese mafiose tra opposti “cattivi” i quali non si combattono mai tra di loro ma logorano e poi buttano a mare i propri “protetti” dopo aver contribuito a indebolirli e a realizzare le condizioni per un lungo sfruttamento successivo dei loro territori.
Come in Siria e in Ucraìna.

La lezione del crollo siriano sia questa:

abbandonare ogni ridicolo schemino di “antagonismo”, di opposizione binaria, o di credenza in blocchi mondiali e assumere la freddezza “rivoluzionaria” per compiere opere creatrici nella tempesta. Non credere che una cosca sia migliore di un’altra e neppure che non facciano mafia tutte assieme.
Una mafia capital-comunista con spiritualità veterotestamentaria e mentalità criminale.

Non c’è alternativa se non la si costruisce autonomamente, ma, soprattutto non esiste se la cercate tra uno qualsiasi dei soggetti coinvolti nello schifo imperialista che animano assieme. Chi tifa per un bandito, tifa per tutti i banditi e opera contro di sé, contro l’intelligenza e contro il proprio passato.

Ultime

Ballando con le stelle

Meteosat

Potrebbe interessarti anche