Home Tempi Moderni La televisione italiana? Sempre più “gaia”…

La televisione italiana? Sempre più “gaia”…

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La prossima stagione televisiva si preannuncia all’insegna del gay-pride con la programmazione di tutta una serie di telefilm a tematica omosessuale. Telefilm, sia detto di sfuggita, che lungi dall’abbandonare stereotipi e cliché ne creano di nuovi, come quello del gay “alla newyorkese”, elegante ed intellettuale. Da Platinette a Dolce e Gabbana, insomma.


Da www.ideazione.com

Il fenomeno più significativo della prossima stagione televisiva nel Bel Paese non saranno le Isole dei Famosi, né le Elise di Rivombrose, né gli esperimenti di riciclo degli ex-Grandi Fratelli mimetizzati tra gli altri quasi-vip. Si tratterà invece di un fenomeno meno clamoroso, più silenzioso, ma proprio per questo pronto a fare più rumore. La TV dell’autunno 2004 ha aperto le porte all’invasione del popolo gay, dopo le svariate perplessità degli anni passati che in qualche caso avevano persino condotto alla cancellazione di programmi in tutto o in parte incentrati sulla tematica omosessuale. Colpa dei modelli “machistici” dei nostri palinsesti? Oppure di forze omofobe che avrebbero sbarrato la strada alle trasmissioni in questione? Di certo, il pubblico stesso – e le associazioni che lo rappresentano – non era ancora pronto ad accogliere quelli che, in altre parti del mondo, erano già diventati a pieno titolo soggetti e destinatari effettivi delle trasmissioni televisive.

La presenza dei gay nella televisione italiana si è così, per molto tempo, limitata alla storica emittente satellitare Gay TV, che tra l’altro ha importato per prima in Italia il noto serial inglese “Queer as folk” (realistico ed emozionante, era partito su una rete generalista come Channel 4, per evolversi poi, nella versione americana e canadese, con una particolare attenzione al problema dei diritti civili). Oltre Gay TV, il diluvio: eccezion fatta per alcuni “camei”, come la comparsa di un commesso omosessuale nella fiction “Commesse”, la presenza fissa di Platinette nei salotti di Costanzo, o gli accesi dibattiti sulle inclinazioni sessuali dei protagonisti del Grande Fratello, o ancora la trasmissione di Amanda Lear, “Cocktail d’amore”, che, ripercorrendo la TV degli anni ’80, non poteva non rendere esplicita l’impronta inconfondibile di autori, interpreti e cantanti gay nella sfavillante esperienza musicale di quei tempi. Anche per quest’anno, la tematica omosessuale sarà presente in forme più o meno velate nella programmazione: a condurre “Cronache marziane”, il talk-show di Italia 1 già annunciato per lo scorso maggio, non sarà Platinette, come sembrava inizialmente, ma una ex-Iena, Fabio Canino, che proprio da Gay TV proviene, e che ha già dichiarato di voler affrontare argomenti omosex.

Ma la programmazione si arricchisce ora anche di trasmissioni esplicitamente incentrate sul mondo gay, per lo più importate dal ricchissimo mercato britannico e statunitense (dove da tempo non costituiscono più una novità). Da un lato, si tratta di trasmissioni-documento, realistiche – anche quando sono serial o fiction -, che raccontano la realtà omosessuale nelle storie di ogni giorno; dall’altro, ecco format e spettacoli che mettono di fronte, in una insolita collaborazione, gli eterosessuali e i gay. Accade così che una rete satellitare generalista, Canal Jimmy, accolga a braccia aperte telefilm omo-oriented: come “The L Word

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