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L’altra lezione afghana

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Uno sguardo a loro e uno a noi

Possiamo pensare quel che vogliamo dell’Afghanistan e magari rifugiarci nel tifo idiota per i Marines o per i Talebani, senza capire che l’alternativa, come spiegava magistralmente Franco Nerozzi, gli afghani ce l’hanno in casa e che i Talebani che oggi imperversano devono parecchio proprio a noi occidentali che li abbiamo sostenuti, armati e poi combattuti per modo di dire.
Possiamo pensare quel che vogliamo, ma se osserviamo le immagini della catastrofe, con gli sgozzati, i fucilati, le persone che scappano, le moltitudini alla mercé dei clan dominanti, è il caso che si faccia anche lo sforzo di guardare un po’ a noi.
Siamo paralizzati da oltre un anno dal terrore di una pandemia che non è tra le più formidabili della storia. Abbiamo paura anche dei vaccini. Ci suddividiamo in due clan: l’uno che spera che i non vaccinati muoiano in massa e si convertano sul letto di morte, l’altro che auspica che i vaccinati muoiano in massa e si convertano sul letto di morte. Poveri idioti!
Si è fatta del Green Pass – e delle sue privazioni – una questione essenziale di libertà o di privazione di libertà. Facciamo il paragone, per piacere! E non dico questo soltanto per ridere delle nostre battagliette da galline isteriche, comparando i nostri divieti alle gabbie altrui, ma per rammentare quello che abbiamo perso. Gli afghani hanno sempre avuto ragione di tutte le dominazioni straniere, sono un popolo combattente: quando non le hanno si costruiscono le armi da sé, in casa. Al tempo dei sovietici caricavano a cavallo contro i carri armati.
Noi facciamo petizioni e selfies per garantirci le libertà degli aperitivi o per difendere la “Costituzione più bella del mondo” che da 73 anni c’impedisce di contare nel mondo.
Trova la differenza e vergognati!

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