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L’altro golpe

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che passa sotto silenzio

Patrocinato da Usa e Israele contro Erdogan con l’aiuto, guarda guarda, della magistratura

«Quel che stiamo vivendo in Turchia assomiglia a ciò che succede nei Paesi dominati da una sola persona o un solo partito. Considerare l’inchiesta sulla corruzione del governo come un golpe può essere il sintomo di una paranoia».
Parole pesanti. Tutte rivolte contro Tayyip Erdogan, il premier turco. Ma oggi Fetullah Gülen, l’influente predicatore islamico impegnato in un braccio di ferro teso a smascherare la Tangentopoli sul Bosforo, è davvero arrabbiato. Le autorità hanno appena annullato a Kanalturk, la sua tv, la licenza. A febbraio hanno già tagliato i finanziamenti alle dershane, le sue scuole private. E ieri mattina la finanza è entrata nella Kaynak holding, vicina alla sua confraternita, sequestrando computer e documenti.
C’è una battaglia feroce dentro l’Islam, ed è quella fra Erdogan e Fetullah. Gülen, 72 anni, è una delle figure più influenti del mondo musulmano.Il suo movimento Hizmet ( Il servizio) è diffuso in 160 Paesi. Predica la coesistenza e promuove il dialogo. Ma in Turchia i sostenitori della laicità lo guardano con prudenza. Gli integralisti come un deviazionista.
Lui si considera un moderato. All’inizio del Duemila la sua alleanza informale con il partito conservatore islamico di Erdogan ha portato all’estromissione storica dei generali dalle stanze del potere. È schivo, e parco nelle dichiarazioni.

 

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