Nella sinistra è ancora frequentissimo, ma non capita più di sentire adoperere l’ineducata definizione “padroni”
Non posso condividere la mia memoria con i fascisti, esclama Pino Casamassima in un commento uscito su questo giornale in occasione dell’estinzione della pena a carico di Gianni Guido, massacratore del Circeo. Dubito che si possa davvero condividere la memoria con chicchessia, fosse pure un fratello gemello, e dunque Casamassima potrebbe dormire sonni tranquilli, senza bisogno di repliche o esternazioni di dissenso. Solo che, dietro il rifiuto un po’ insensato della fantomatica “memoria condivisa”, si celano un’idea e un’emozione meno innocue: la negazione del rispetto e del riconoscimento per la memoria di chi è considerato il nemico assoluto, incarnazione del male per antonomasia. Trattasi di una disposizione piuttosto diffusa a sinistra. Quando sull’ Altro intervistammo Gianluca Iannone, di CasaPound, oltretutto trattandolo come una persona normale, cioè ponendo domande e registrando le risposte, senza inveire nelle prime e vomitare sulle seconde, dilagò l’indignazione. Con tanto di infervorate missive di denuncia spedite al tutte testate di sinistra tranne quella incriminata.
Per non sprocarsi le mani.
Siamo diversi, spiega Casamassima nel suo infiammato commento, e come si fa a negarlo. Però c’è differenza e differenza: quella che intende Pino, e con lui gli antifascisti di cui sopra, è qualcosa in più di una semplice, ancorché profondissima, “differenza” politica. E’ un’abissale distanza antropologica, anzi razziale. I fascisti sono, tutti sempre e per definizione, paladini di una cultura della morte. Ispirati da valori elementari e feroci: sopraffazione, discriminazione e violenza. Si capisce che, partendo da una simile convinzione, Pino veda in Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira il tipo ideale del fascista eterno, identico negli anni ’70, nei ’20 e nel nuovo millennio.
E’ un’immagine decisamente caricaturale ma rassicurante, come sono sempre gli integralismi identitari. Però è falsa. Conosco fascisti o ex fascisti, e ne conosco parecchi, decisamente vitali e intelligenti, per nulla portati alla sopraffazione e anzi, quelli più attempati, onestamente convinti di essersi schierati a destra, “all’epoca dei fatti”, proprio per reagire a una sopraffazione. Conosco fascisti ed ex fascisti con i quali discutere è non solo interessante ma anche proficuo, proprio perché partono da un punto di vista decisamente diverso, ma non per questo stupido o criminoso, e spesso tanto critico quanto il nostro nei confronti dello stato presente delle cose.
Non è secondario quest’ultimo elemento. In ultima analisi, l’origine materiale dell’ideologia che fa dell’odio antifascista il dovere primo del buon credente di sinistra è proprio nella memoria storica (fondata) che identificava nei fascisti le guardie nere del capitalismo. Dubito tuttavia che questa immagine, senz’altro in buona parte valida fino alla metà degli anni ’70, e certamente in alcuni casi anche oggi, si possa applicare universalmente, ignorando i percorsi e le sterzate profonde della cultura dell’estrema destra a partire dalla fine dei ’70.
Aggiungo due considerazioni strettamente personali. La prima: certo, la memoria non è mai condivisa, però, se proprio devo lavorare sul ricordo, temo di avere più esperienze in comune con i nemici di allora che con quanti, negli stessi tempi, si preparavano con silenziosa solerzia a diventare funzionari di partito, uomini e donne di potere, manager rampanti.
La seconda: capita che da quel passato siano state ereditate alcune parole mentre altre siano state cancellate. Nella sinistra, anche in quella più radicale, il ricorso ai termini “fascismo” e “antifascismo” è ancora frequentissimo, mentre non capita più di sentir adoperare l’ineducata definizione “padroni”. Nella sua minuzia, è un particolare significativo. Perché, se di nemici si deve parlare, sarebbe più ovvio identificarli con chi comanda sul serio, con chi sfrutta e distrugge esistenze in cambio di profitti, invece che con i ragazzi di CasaPound. Ma non soddisferebbe le pulsioni di chi va in cerca di guerre di religione.
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