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Lassù sotto il sole celtico

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L’addio in montagna di una coppia d’altri tempi

 

 

I due giovani – lui spagnolo, lei polacca – morti per assideramento sono nella camera mortuaria di Courmayeur: se ne sono andati ieri pomeriggio a pochi minuti uno dall’altra. 

Distesi sui lettini di acciaio della camera mortuaria di Courmayeur, José e Joanna hanno il volto sereno. La ‘morte bianca’ li ha colti ieri pomeriggio mentre, a 4.300 metri di quota, cercavano un riparo in mezzo al ghiaccio. Coppia nella vita, se ne sono andati a una manciata di minuti l’uno dall’altro, tra le 13 e le 14.

I soccorritori li hanno trovati semisepolti da una spanna di neve, sotto il Dome du Gouter. Hanno lavorato parecchi minuti prima di riuscire ad estrarli dalla buca che si erano scavati. “Abbiamo dovuti lasciarli lassù – hanno raccontato il polacco Darius e lo spagnolo Raoul, coinvolti nella drammatica discesa dal Monte Bianco – perché Josèé era spossato, non aveva più forze, mentre Joanna aveva perso lucidità, cantava e vaneggiava, non riuscivamo a farla mangiare. Così abbiamo deciso di provare a scendere buttandoci in mezzo alla bufera”.

José Perez Rodriguez, spagnolo di 35 anni, e Joanna Malgorazata Winchenciuk, polacca di 30 anni, erano fidanzati da alcuni anni. Appassionati di montagna, si erano fatti tatuare un sole celtico per suggellare la loro unione. Lui aveva anche un tatuaggio sulla gamba con la quota delle quattro più alte montagne scalate, dal Monte McKinley al Kilimanjaro, lei un piercing sopra il mento e un ideogramma tatuato sul collo.

“Siamo partiti giovedì da Chamonix – ha raccontato Raoul, amico e compagno di cordata delle vittime – e siamo saliti al rifugio del Gouter, sulla via normale che porta ai 4.810 metri del Monte Bianco. Da lì la mattina successiva ci siamo diretti verso la vetta. Il tempo era pessimo, con visibilità quasi nulla a causa delle nuvole basse. Giunti alla capanna Vallot, ultimo riparo prima della cima, ci siamo fermati e sono arrivati altri quattro alpinisti polacchi. La tempesta ci ha sorpresi e siamo rimasti lì”.

“La mattina dopo – ha aggiunto – uno dei polacchi, Darius, ci ha proposto di scendere al rifugio. Faceva molto freddo.

Abbiamo accettato. Fuori la bufera imperversava, le tracce di salita erano scomparse”. Alla ricerca della strada verso valle, i quattro hanno iniziato a girovagare sui plateau di neve ghiacciata con una temperatura percepita di circa -30 gradi.

L’ultimo contatto con gli altri alpinisti risale alle 8.30 con un sms: “Siamo a 4.000 metri, ci siamo persi”. Poco dopo Josè e Joanna sono crollati. “Abbiamo scavato una buca nella neve e piantato i bastoncini per farci vedere dai soccorsi. Il vento era fortissimo. Non potevamo resistere. Io e Darius abbiamo deciso di scendere per cercare aiuto”. Nel frattempo gli altri tre polacchi sono rientrati al rifugio e hanno dato l’allarme.

Alle 14.30 i due sopravvissuti sono stati visti mentre camminavano a fatica sul pendio sopra il Gouter. Uno è persino caduto per alcuni metri da un seracco. Una squadra di soccorso è quindi partita a piedi e li ha salvati.

Per José e Joanna, invece, non c’era più nulla da fare. Lei era stretta in una tuta blu, lui indossava giacca e pantaloni scuri. Il soccorso alpino valdostano e quello della guardia di finanza hanno trasportato i cadaveri a Courmayeur. La temperatura dei corpi era di 2 gradi. Gli altri scalatori hanno riportato ferite lievi e principi di congelamento: sono stati curati all’ospedale di Aosta.

 

 

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