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Le fandonie sulla strage di Odessa

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Nulla è come la raccontano i russi e i russomaniaci

Quel massacro, attribuito agli ucraìni e alla non ancora nata Azov, è la grande giustificazione dei russi. I quali si guardano bene dal raccontarlo così come si sviluppò e dal collegarlo con l’invasione di Crimea (iniziata tre giorni prima di Euromaidan) e dei tantativi insurrezionali in Donbass e in Novoryssia.
La versione russa è falsa sia nel resoconto dei fatti che nell’inserzione nel suo contesto.
Peraltro esistono varie “sopravvissute” al massacro di Odessa che girano a raccontarlo in Occidente in modo deviato e falso. Anche questo è un classico, Durante l’Epurazione vennero condannate a morte persone per massacri mai commessi, su semplici “testimonianze” di sopravvissute, rigorosamente donne, secondo un copione comunista. Farinacci ad esempio venne fucilato perché una donna raccontò come ne avesse ammazzato il figlio. Si seppe più tardi che non era mai stata madre. Chissà se queste superstiti sono mai state a Odessa, la macchina bolscevica è sempre uguale a se stessa.

Il 2 maggio 2014 nella città di Odessa ci fu una strage dovuta ad un incendio in seguito agli scontri tra insorti filo-russi e lealisti ucraìni.
La propaganda russa l’ha spacciata come un eccidio nazista commesso dal Battaglione Azov che, peraltro, non era stato ancora fondato.
Quella strage è diventata però un elemento fondante della propaganda russa, adusa a presentarsi come espressione di giustizia popolare in risposta agli eccidi reazionari e fascisti.
Ma che sappiamo di quello che accadde?
Si sono susseguite varie inchieste, ucraìne, internazionali e nell’ambito Onu, e la ricostruzione è quella che segue.
Il 6 aprile un’insurrezione armata nel Donbass, promossa da capi mafiosi locali e sostenuta militarmente dal Cremlino, aveva incendiato il sud-est ucraìno, ad imitazione della Crimea, militarmente annessa da Mosca.
L’insurrezione riuscì in alcune zone, con la costituzione delle autoproclamatesi Repubbliche Sovietiche di Lugansk e del Donetz, ma altrove erano fallite.
In Odessa gli insorti erano isolati e concentrati sostanzialmente intorno alla Casa dei Sindacati, godendo dell’appoggio militante comunista.
Quel 2 maggio, in vista di un incontro di calcio fra la locale squadra Futbol’nyj Klub Čornomorec’ e la Metalist Charkiv, gruppi di tifosi di entrambe le squadre  programmarono un corteo pro-unità dell’Ucraìna.
Gli insorti avevano allestito un accampamento nella centrale piazza Kulykove, accanto alla Casa dei Sindacati, un edificio di cinque piani sede regionale della federazione sindacale. Di lì mossero per assalire il corteo diretto allo stadio provocando sei morti per colpi di arma da fuoco.
Messi in fuga si barricarono nella Casa dei sindacati bloccandone gli accessi ed erigendo barricate. Ne seguì un violento scontro, con lanci di pietre e bombe molotov da entrambe le parti e colpi di arma da fuoco provenienti dal tetto dell’edificio occupato e diretti contro gli ucraìni.
Verso le 19 e 45 divampò un incendio all’interno dell’edificio e si propagò repentinamente a causa della struttura fatiscente dell’immobile.
Le commissioni d’inchiesta hanno optato per un incendio fortuito, causato dagli occupanti dell’edificio. Va comunque detto che, se fosse stato causato da lancio di bottiglie incendiarie come sostengono i pro-russi, staremmo comuque parlando non di un attacco a bersagli inermi ma di un effetto di una battaglia nella quale gli occupanti l’edificio sparavano sulla folla.
Nell’incendio trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni), 32 delle quali intossicate e altre 10 nel tentativo infruttuoso di lanciarsi dall’edificio in fiamme.
Il ritardo dei soccorsi da parte delle fprze pubbliche è stato oggetto di procedimento legale, ma il responsabile si è sottratto al processo rifugiandosi in Transnistria… presso i russi!
Un tragico episodio di una guerra civile innescata da Mosca ed effetto di un assalto criminale ed incauto ad un corteo.
È stato spacciato come causa di quella guerra civile nella quale si è in realtà consumato e tutte le responsabilità degli insorti sono state opportunamente taciute, trasformando questi ultimi in civili inermi, vittime della ferocia disumana dei “nazisti”.
La solita, ipocrita, propaganda del Cremlino, mai cambiata dal 1917 a oggi.

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