giovedì 18 Luglio 2024

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Che tortura sarebbe senza la foto?

“Non capisco cosa ci sia di male”. Si è difesa così Eden Abergil, la soldatessa israeliana che qualche giorno fa ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica mondiale per la divulgazione su Facebook di alcune foto canzonatorie che la ritraggono con alcuni detenuti palestinesi bendati. In un’intervista alla radio militare ha detto di essere “sbigottita per tanto scalpore“.

“Continuo a non capire cosa ci sia di sbagliato”, ha detto la Abergil, spiegando che i palestinesi ritratti erano cittadini di Gaza arrestati mentre cercavano di entrare illegalmente in Israele. Queste immagini, ha proseguito, avevano l’obiettivo di testimoniare una “esperienza militare” e non vi era l’intenzione di ferire i prigionieri.

Il direttore della Commissione pubblica contro le torture Yishai Menuhin ha affermato che “questo tipo di immagini riflettono comportamenti che sono di norma tra i soldati israeliani“. Menuchin ha detto anche che “il comportamento del soldato” è l’effetto di un prodotto ancor più vasto e insidioso che le Forze di Difesa israeliane imprimono nella cultura popolare e “che non considera i palestinesi come esseri umani con dei loro diritti”.

La ragazza infatti secondo Menuhin appare in uno stato di piacere sadico, effetto dell’umiliazione impartita ai detenuti. La soldatessa israeliana non ha rispetto, ha detto il direttore, “del diritto a non diffondere online le fotografie che li ritraggono in circostanze umilianti, senza il loro consenso”.

Anche l’Esercito ha preso le distanze dall’azione della soldatessa. Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha definito quello della Abergil “un comportamento vergognoso. Alla luce del fatto che lei si è congedata lo scorso anno, tutti i dettagli sono stati inviati ai comandanti per ulteriori verifiche”.

Le foto incriminate
Gli scatti considerati razzisti ritraggono tre prigionieri palestinesi seduti, bendati e ammanettati e una soldatessa israeliana che sorride davanti a loro. Sotto la foto, una didascalia: “Il più bel momento della mia vita nell’esercito”. Da Facebook, la foto è stata presa e rilanciata da diversi blog e siti web, fino ad arrivare sul tavolo dei vertici militari che hanno condannato il “grave e insensibile” comportamento. Sotto la foto, subito rimossa dall’ex soldatessa, i commenti degli amici: “Sei molto sexy”, scrive uno di loro.

“Mi chiedo se sia pure lui su Facebook”, risponde la ragazza riferendosi a uno dei prigionieri immortalati nella foto: “Dovrei taggarlo “. Una blogger israeliana, Lisa Goldman, aveva anche tentato di contattare tramite il social network l’ex soldatessa che le ha risposto: “Non parlo con la gente di sinistra”. L’anno scorso, l’esercito israeliano aveva annunciato regole più restrittive per i militari, vietando loro di pubblicare su Internet qualsiasi foto scattata in servizio.

 

 

 

 

 

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