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L’Epifania è manifestazione di luce

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A Jamel in Pomerania

Saluto neonazista per le strade e tiro a segno nel bosco: in Germania i neonazisti si sono impadroniti di un paese intero, e le autorità sembrano aver rinunciato a combattere il problema. La località è diventata il simbolo dell’influenza sempre più forte dell’estrema destra nelle regioni dell’ex Germania Est comunista.
Per sei anni Horst e Birgit Lohmeyer sono stati occupati con la realizzazione del sogno della loro vita: una casa nella foresta di Jamel, un villaggio nei pressi di Wismar, nel land di Mecklenburg-Pomerania, estremo nord est tedesco. Birgit Lohmeyer scrive gialli, il marito è un musicista; tutti e due fanno finta che qui, a Jamel, vada tutto bene.
Trovare casa non è stato facilissimo; ci sono voluti mesi in giro per le campagne a est di Amburgo, e, per di più, trovavano solo case più care di quanto potessero permettersi. Poi sono capitati a Jamel e hanno visto quella casa di campagna di mattoni rossi, un po’ malandata, ma vicina al Mar Baltico, con un laghetto e immersa in un bosco di tigli e aceri.
I Lohemeyers sapevano che da quelle parti viveva un famigerato neonazista, tale Sven Kruger, uno che si occupa di demolizioni e che occupa una posizione di livello nella NPD, un partito di destra estrema. Quello che i nostri amici non sapevano è che Kruger e i suoi accoliti stavano comprando tutti gli immobili del circondario, spaventando molto gli abitanti del circondario.
Jamel è solo uno degli esempi che si possono citare, per dare l’idea di come l’estrema destra – ormai da anni – affligga il Meckleburg Pomerania, una regione rurale dell’ex est comunista, dove l’NPD, in Parlamento dal 2006, rende quotidiano omaggio al Terzo Reich .
Jamel è il posto dove, per ora, i neonazi hanno avuto il maggiore successo, al punto che, se se ne andassero, il villaggio si svuoterebbe. Il paesino non è più quindi solo un problema regionale; Berlino è sempre più preoccupata per via di quello che succede da quelle parti.
Wolfgang Thierse, vice presidente del Parlamento federale, è stato in visita a Jamel qualche mese fa e, ospite dei Lohmeyers, ha promesso di sostenere la lotta contro l’ondata neonazista. Finora, però, niente è cambiato. Anzi, Jamel è diventata la prova provata che in Germania esistono posti dove gli estremisti di estrema destra sono liberi di fare – letteralmente – quello che meglio credono.
Quando, nel 2004, i Lohmeyers si sono trasferiti da queste parti, hanno ristrutturato la casa appena acquistata e stabilito i primi contatti di buon vicinato. Non hanno, però, incontrato Kruger. Si illudevano che in paese non ci fossero solo neonazisti.
A poco a poco hanno cominciato a rendersi conto di dove erano finiti: le case in paese cadevano a pezzi e al capolinea degli autobus si ammucchiavano bottiglie rotte, pneumatici e bombole di gas. C’erano case protette da filo spinato, con cani da guardia in giardino. Nessuno si prendeva la briga di cancellare la svastica sul cartello di ingresso in paese.
E i bambini per strada facevano il saluto romano.
E succedeva anche che, quando i Lohmeyer passeggiavano in centro, qualcuno li salutasse con la mano destra alzata.
Kruger ha plasmato il villaggio a sua immagine e somiglianza; è cresciuto qui, suo padre era a sua volta un radicale di destra, che obbligava il figlio a fargli il saluto militare tutte le mattine.
“Oggi, ai loro occhi, Jamel è una ‘zona nazionale liberata’,  ci dice Lohmaeyer.
Gli estremisti si sono impossessati della regione qualche anno fa; ad oggi hanno comprato e occupato sette case su dieci, fatto sventolare bandiere imperiali, tranciato pneumatici e festeggiato il compleanno di Hitler.
Saluto neonazista per le strade e tiro a segno nel bosco: in Germania i neonazisti si sono impadroniti di un paese intero, e le autorità sembrano aver rinunciato a combattere il problema. La località è diventata il simbolo dell’influenza sempre più forte dell’estrema destra nelle regioni dell’ex Germania Est comunista.
Quando Kruger si è sposato, il villaggio è stato invaso da un mare di naziskin arrivati da tutta la Germania, dall’Olanda e dalla Svizzera, capeggiati da Stefan Koster, leader dell’NPD per il Meckleburg Pomerania, arrivato con altri notabili del partito.
Poi Jamel è diventato una specie di meta di pellegrinaggio per estremisti: arrivano da tutta Europa per vedere il posto dove i neonazisti la fanno da padroni. La notte del matrimonio di Kruger i Lohmeyer sono rimasti a letto, paralizzati dalla paura.
Il sindaco Uwe Wandel si dice impotente davanti a quello che succede nella sua comunità e dice, con amarezza, che “… polizia, autorità…nessuno osa intervenire. E quelli ci ridono in faccia”. Ci dice anche di aver più volte chiesto l’intervento del governo centrale. E’ allora arrivato il Ministro dell’Interno e una delegazione parlamentare. “Sono rimasti una ventina di minuti, hanno manifestato le loro preoccupazioni e se ne sono andati”.
Sono tanti quelli che dicono che la questione va affrontata ad alto livello; ma le autorità scaricano la cosa sui poteri locali.
Kruger, nel frattempo, cova progetti ben più grandi. Fa parte del Consiglio locale, per l’NPD, dal 2009; ha comprato parte di un cementificio a Grevesmühlen, e ci ha trasferito il suo ufficio e il quartier generale dell’NPD locale. Il logo della sua azienda è una stella di David fatta a pezzi; il suo slogan “Siamo noi a fare il lavoro sporco”.
L’impianto è circondato da filo spinato ed è controllato da cani da guardia. Sulla porta dell’ufficio campeggia la scritta “Meglio morti che schiavi”. Kruger preferisce non commentare quanto si dice di lui. “Non è vero niente di quello che scrivono di me”, dice.
Negli ultimi mesi ha fatto delle assunzioni e ricevuto commesse da simpatizzanti della destra estrema, ma anche da altri, visto che in zona, non disdegnano.
Il sindaco è basito, anche per l’estensione del problema. Teme che compaiano “una seconda e una terza e una quarta Jamel in Germania”.
Ora l’ingresso in paese è salutato da un cartello su una roccia, che dice: “Jamel: paese libero, nazionale e sociale”. Accanto c’è un altro cartello, che indica la direzione verso il luogo di nascita di Hitler (“Brunau am Inn, 855 km”), con un altro che indica dove sono Breslavia (oggi Wroclaw, in Polonia) e Konigsberg (oggi Kaliningrad, in Russia). Nessuno li ha rimossi o li rimuove.
“Ci siamo arresi” dice il sindaco Wandel.

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