venerdì 19 Luglio 2024

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La più antica statuetta umana ha 40mila anni e raffigura una Venere popputa con marcati attributi genitali. La scoperta è stata effettuata nel 2006 nella regione della Svevia (Germania meridionale) da un team guidato dal professore americano Nicholas Conard, titolare della cattedra di preistoria antica all’università di Tubinga. Lo studioso, che pubblica oggi il risultato delle sue ricerche sulla rivista “Nature” spiega che la statuetta, scolpita nell’avorio ottenuto da una zanna di un mammuth, si trovava a 3 metri di profondità, a una ventina di metri dall’ingresso di una grotta nei pressi di Blaubeuren, non lontano da Stoccarda, nella cosiddetta “Hohle Fels” ed era ridotta in sei frammenti, accuratamente ricomposti con un lungo lavoro di restauro (e gli archeologi non hanno abbandonato la speranza di trovare i pezzi mancanti, considerando che il ritrovamento è avvenuto in una zona marginali degli scavi realizzati l’anno scorso nella caverna). Il ritrovamento costituisce anche la prova che l’homo sapiens è diventato artisticamente creativo solo in Europa, dopo essere partito dall’Africa. “L’uomo moderno, dunque l’homo sapiens, – spiega il professor Conard – ha risalito la valle del Danubio arrivando nella Mitteleuropa e scacciando l’uomo di Neandertal”. A favorire il suo insediamento nella regione tedesca della Schwaebische Alb situata tra i fiumi Ach e Lone, sarebbe stato il gran numero di grotte in quell’area.”Probabilmente le tribù dell’homo sapiens vi si stabilirono per settimane o per mesi durante il periodo invernale” aggiunge lo studioso, che nel corso degli scavi ha rinvenuto anche “gioielli, arnesi innovativi ed i primi strumenti musicali della storia dell’umanità, flauti fatti d’avorio e di ossa di uccelli”. Conard sottolinea che la figura femminile portata alla luce “non è simmetrica, è priva di testa e le gambe non sono ben lavorate. Mancano solo la spalla ed il braccio sinistro. Molto espressive risultano al contrario le caratteristiche sessuali, con i seni molto grossi e la vulva marcata. La statuetta è letteralmente carica di energia sessuale. E’ evidente che la sessualità rivestiva un elemento molto importante ed era presumibilmente in relazione con un culto della fertilità”. Il professore americano conferma che si tratta”della più antica raffigurazione plastica di una persona che sia mai stata trovata, risalente ad un’epoca che possiamo stimare tra 31 e 40mila anni fa”. La statuetta della Venere preistorica rappresenta “un indizio significativo sul quando, come ed in quali condizioni si è sviluppata la prima cultura del genere umano”. Secondo una stima dello studioso, la realizzazione della “Venere d’avorio” ha richiesto al suo autore dalle 25 alle 50 ore di lavoro.

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