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L’Europa nasceva

Quel 2 maggio a Berlino

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La famosa tesi secondo la quale l’Europa moriva quel 2 maggio a Berlino non mi ha mai convinto: ho sempre pensato, al contrario, che quel 2 maggio essa nacque nella mistica del sacrificio. Ho sempre pensato che il sangue di tanti giovani europei, fusi tra loro nell’epica tragica, fosse la linfa dell’Europa che verrà.


Ho sempre creduto che – grazie al Cielo e anche alle logiche materiali della Terra – quei fiumi carsici avrebbero prodotto una nuova primavera. Tutto da mondare, da sacralizzare, da purificare, ovviamente, così come le strutture europee sorte nella c o n t i n u i t à pur deformata di quanto messo in piedi almeno dal 1942.


Ho sempre letto la “storia” e la “geopolitica” di poi come lo sforzo accanito dei vincitori di Jalta per impedire che ciò avvenisse o si realizzasse pienamente.


Ho sempre guardato agli eventi mondiali nell’ottica di quella rinascenza, e, con la necessità, impellente oggi, del recupero dei valori eroici.


Non ho mai tifato per la nave pirata di Brecht, non ho mai contratto il Complesso di Efialte, non ho mai vibrato per Satrapi esotici né riposto fiducia nel ventre delle plebi lamentose che sono più l’origine che non l’oggetto del potere servile.

È un’illusione? Forse, ma, almeno, si fonda sul Mito e non sull’Utopia e si basa su di noi, non su altri.

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