giovedì 18 Luglio 2024

L’importante è la mascherina

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Dov’è finita la protesta contro le misure liberticide?

Non capisco, o forse capisco troppo bene.
Per diversi mesi in qualche piazza e in tutto il web si scatenarono per difendere la libertà dalle imposizioni del green pass perché, dicevano, di lì si sarebbe arrivati a qualsiasi misura liberticida.
Oggi ci troviamo di fronte al caso Cospito.

Chiariamo subito che non provo alcuna simpatia per lui e per gli anarchici che stanno recitando un grottesco revival della guerra sociale di cent’anni fa. Non difendo in nessun modo lui né loro.
Col che comprendo sia i suoi compagni arrabbiati sia il governo che si rifiuta di cedere alla loro rabbia e presumo che alla fine si troverà una soluzione ipocrita, all’italiana.
Il caso Cospito, se non mi sfugge qualcosa, rappresenta però un’aberrazione giuridica e una nuova e assurda imposizione di una Magistratura libera di fare quel che le pare.
Lo è sia per il 41 bis che per la minaccia di trasformare la sua condanna a venti anni (senza omicidi…) in un ergastolo probabilmente ostativo per una riformulazione delle accuse.

Il 41 bis è di per sé un’autentica porcheria. Lo è perché o il carcere rieduca o punisce, e qui il dibattito è lecito, ma se invece si decide che debba annientare, si reintroduca la pena di morte, perché se al suo posto si decreta la morte civile si rivela una ferocia vigliacca.
La riformulazione di un’accusa a un condannato è poi contraria alle basi dello Ius, è la sua distorsione più violenta e sovversiva.
Purtroppo questa stortura liberticida non è una novità, non so se accadrà a Cospito, ma è già successo a Gilberto Cavallini e questo mentre i nostri eroi manifestavano, sì, ma non per lui, per le mascherine.

Quando manifestavano sostenevano di farlo per impedire che la libertà venisse conculcata, perché, a detta loro, poi sarebbe successo di tutto perché l’individuo non avrebbe avuto più nessuna possibilità di difesa.
Quindi oggi dovrebbero manifestare per l’abolizione del 41 bis e contro la riformulazione dell’accusa nei confronti dell’imputato.
Li vedete voi? Io no.
Allora avevo avuto ragione quando, dopo la seconda volta che mi ero recato in piazza me n’ero andato via schifato perché avevo ravvisato solo tre molle in quelle manifestazioni: egoismo, esibizionismo e sfogo.

No mascherina, no piazza.
O come disse in un italiano rabberciato, quel calciatore africano che giocava nel Milan allora in crisi: “qui di questa squadra a nessuno frega cazzi”.
È universalmente così ma, poiché sono tutti atteggioni, fingono di averla a cuore.

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