venerdì 19 Luglio 2024

Ma gli sarà impossibile

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Se Marchionne minaccia la fuga qualcun altro vuole invece continuare a produrre in Italia

La lunga estate della De Tomaso pare complicarsi proprio sul finire, anche se la famiglia Rossignolo mantiene una fiducia totale nel proprio piano industriale e manda messaggi rassicuranti ai novecento dipendenti: a settembre inizieranno i corsi di formazione. Ma potrebbe non avere più
la maggioranza nella società che costituirà con l’investitore indiano.
 Sabato potrebbe concludersi la partita della partnership con l’azienda, probabilmente thailandese, che consentirà di avviare attività industriali e commerciali in quel Paese, fulcro di un emergente mercato automobilistico. Un colpo importante in una strategia di internazionalizzazione. Ma è a Torino che le cose vanno a rilento: il termine per la presentazione del socio – un fondo sovrano di uno stato indiano, il Maharashtra o il Gujarat – e del relativo piano industriale è slittato alla metà di settembre, forse addirittura alla fine.
I Rossignolo assicurano che «i termini dell’accordo sono già definiti da entrambe le parti». Ma forse cambieranno rispetto a quanto detto finora: è assai probabile che la famiglia non deterrà più – come invece era stato sempre ipotizzato – la maggioranza. Si era ragionato di una società da costituire a Londra – dove spesso sono stati i manager della De Tomaso nelle ultime settimane – della quale l’investitore indiano avrebbe posseduto il 30%. Invece ora si parla di maggioranza.
Questo cambia le cose, ovviamente. Perché se, come dice Gianluca Rossignolo, «mio padre Gianmario è un sentimentale che si è sempre battuto per far partire a Torino le sue produzioni», l’investitore indiano altrettanto sentimentale non è. E potrebbe – come dice Gianluca Rossignolo – anche valutare la possibilità di produrre altrove. Dove più conviene. In India – dove secondo Gianluca agli investitori stranieri il governo fa ponti d’oro – pare improbabile, più possibile un altro luogo in Italia. I Rossignolo hanno sempre detto che a Livorno lo stabilimento ex Delphi – dove realizzeranno le produzioni meccaniche del loro progetto – è stato dato dalla Regione Toscana in comodato per nove anni. E a Termini Imerese – per la cui aggiudicazione la De Tomaso era in pole
 position – il governo ha chiesto alla Fiat, che a fine anno chiude, di consegnare lo stabilimento alla simbolica cifra di un euro.
 Gianluca Rossignolo assicura: «Stiamo facendo di tutto per proseguire qui a Torino quello che abbiamo iniziato, è questo che noi desideriamo», ma «chi ha la maggioranza vuole decidere le strategie». Ricorda che «abbiamo dovuto cercare finanziamenti visto che ci sono mancati i fondi
 promessi dalla Regione». Assicura che il socio indiano «apprezza molto l’azienda e la professionalità dei nostri dipendenti e noi facciamo di tutto per preservarli». Ma potrebbe non bastare. Vorrebbe di più. E qui torna in ballo la polemica con la Regione e anche la vecchia storia
 della lettera di sfratto che la Sit ha inviato alla De Tomaso dopo che questa non ha pagato due trimestri dell’affitto di 650 mila euro l’anno.
 Della questione si era discusso anche negli incontri in Regione di giugno. La Sit aveva detto che la lettera era atto dovuto in caso di morosità, ma che da questo allo sfratto a fine anno il passo era lungo.
 Adesso pare che l’investitore indiano trovi intollerabile sia, ovviamente, lo sfratto, sia il dover pagare un affitto. Dice Rossignolo: «Quando ci hanno chiesto di salvare dal fallimento la Pininfarina abbiamo pagato 2 milioni per liberare l’immobile dalle ipoteche. Pagando l’affitto finanziamo la Regione che diventa proprietaria di un immobile.
 Il socio indiano ci domanda: è normale finanziare un ente che fa l’immobiliarista?». In sostanza par di capire che – malgrado il progetto industriale proceda – si sia arrivati a uno show down: al socio indiano bisognerebbe dimostrare che «Torino è un luogo dove si vogliono attrarre e non cacciare gli investimenti». Aggiunge Gianluca Rossignolo: «Qui c’è sempre un clima di sospetto e diffidenza verso il nuovo, verso chi fa le cose. E noi siamo gli unici che nella crisi abbiano preso 900 persone.
La Regione dia un segnale che è interessata a mantenere qui la De Tomaso».

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