Home Storia&sorte Ma sì, è stato giusto liberare Polanski

Ma sì, è stato giusto liberare Polanski

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C’è sempre qualcuno più uguale degli altri

Prima pagina del Corriere della Sera: “Caia racconta i dettagli: metalmeccanico di Mirafiori in manette per stupro. La bambina al tempo dei fatti aveva 13 anni!” Bene, lo schifoso pedofilo ha quel che si merita!
Ma il corrierone te la racconta così: “Roman Polanski, una vita degna di un film”, e giù coi racconti del bambino ebreo rinchiuso nel ghetto di Varsavia dai perfidi tedeschi. Che resiste, sopravvive, eroicamente diviene una star e molto meno eroicamente, a 46 anni, violenta una bambina di 13 anni dopo averla adeguatamente drogata.
Il metalmeccanico avrebbe di che pentirsi. Un bel festino in carcere dopo un lungo
periodo d’isolamento; la gogna mediatica, i familiari che negano di averlo mai conosciuto, il circo dei politici ad invocare la castrazione chimica. Roman invece ha la Bellucci che s’indigna perché, in fondo, son passati trent’anni e l’uomo è cambiato. E con la Bellucci il letamaio radical chic a gridare sdegno per i diritti del Maestro violati.
Ma sì, liberato. Volete mettere i peccatucci di gioventù (46 anni) di un ex bambino del ghetto di Varsavia, perlopiù ricco e famoso, coi pericolosi ultras, i cittadini (razzisti!) che s’incazzano con gli extracomunitari che spacciano sotto casa? E se dietro la carcerazione di Polanski ci fosse quel pericoloso rigurgito di antisemitismo?
Libertà, fratellanza! Uguaglianza, talvolta.

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