venerdì 19 Luglio 2024

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Stessi pupari, stessi mandanti, stessi obiettivi

        Prima le notizie di cronaca. Senza commento sembrerebbero normali. Per esempio quelle dell’articolo che segue e che coincide con l’anniversario dell’attentato a Borsellino.

“Pur ritenendo che sia ancora presto per formulare delle ipotesi sull’inchiesta di Palermo, quello che per la verità mi fa un po’ paura è che la soluzione di vicende storiche così importanti dal punto di vista giudiziario vengano affidate all’arbitrio di una persona come Massimo Ciancimino”. Lo afferma il consulente informatico Giacchino Genchi ospite di “KlausCondicio”, trasmissione condotta da Klaus Davi in onda su ‘YouTube’, che aggiunge: “Ritengo che siano stati adottati criteri ispirati alla prudenza nella valutazione della testimonianza di Ciancimino e io stesso starei molto attento a lanciare ipotesi di collusioni sulla base delle sue dichiarazioni”, sottolineando che “gli investigatori hanno fatto bene ad essere prudenti perché il soggetto merita questo tipo di prudenza”.

Per Genchi, comunque, “è folle pensare che dietro le stragi del ’92 e del ’93 ci sia stata solo Cosa Nostra. Folle e puerile”, posto che “i magistrati di Caltanissetta già in passato hanno compiuto diversi approfondimenti sull’ipotesi di mandanti occulti della strage di via D’Amelio. Un dato che era ovvio nel 1992 e che diventa ancora piu certo oggi, è che cercare una sola identità nella matrice di Cosa nostra dietro le stragi del ’92 è pura follia”.

Secondo Genchi “utilizzando la mafia e utilizzando le azioni della mafia si sono rinforzate coalizioni politiche, candidati eccetera. Quando poi la mafia è risultata scomoda la si è mandata al macero facendole fare delle cose inconsulte come le stragi del 92 e 93 per cambiare regime. Come nel gattopardo se vogliamo che tutto resti come e’ ogni cosa deve cambiare”.

“Il mio contributo all’indagine di Via D’Amelio parte da un cellulare clonato a una signora napoletana che non c’entrava nulla e che venne utilizzato da Cosa Nostra fin dall’autunno del 1991”, rivela Genchi, spiegando che, “quando dopo le stragi noi rileviamo i cellulari clonati dal gruppo dei corleonesi e degli altofontesi, tutti i pentiti diranno che Cosa Nostra iniziò a clonare i cellulari dall’ottobre del 1992. I fatti hanno dimostrato invece che le cosche disponevano di cellulari clonati fin dall’ottobre del 1991. In particolare appurai che un cellulare era in attività fin dal 91 e che le chiamate, effettuate anche dall’estero, di questo telefonino indirizzate anche a numeri che corrispondevano a degli uffici appartenenti a istituzioni si sono arrestate proprio il giorno della strage”.

“Sono convinto che se la magistratura avesse fatto autocritica; che se gli organi di autocontrollo della magistratura non avesse sempre adottato una logica di casta ma avesse eliminato le mele marce al proprio interno chiarezza anche anche su questi fatti si sarebbe fatta prima” afferma Genchi che quindi passa a parlare del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza e dell’ex pentito Vincenzo Scarantino.

“Spatuzza parla a orologeria e questo ricordarsi a rate di vicende cosi importanti a distanza di molti anni…. per dare solo un contributo atto a demolire e non a costruire e anche quando si trovasse un riscontro minimale; questo suo modo di testimoniare mi lascia molto perplesso”, dice Genchi che afferma: “Ho pagato un prezzo molto alto per non aver creduto a suo tempo anche a Vincenzo Scarantino e alla scarantinizzazione delle indagini su via d’Amelio. La figura di Scarantino è servita a minimizzare l’accaduto. Ammettere che Scarantino avesse partecipato a riunioni così delicate di Cosa Nostra mi pareva già allora poco credibile. Credere a Scarantino significa non conoscere Cosa Nostra e attribuirle una patente di deficienza che non ha”.

Per Genchi, infine, “non c’è dubbio che Contrada abbia mafiato. Ma è stato appurato che lo ha fatto non per arricchirsi o per conto all’estero. E non c’è dubbio che Borsellino stava raccogliendo informazioni nei confronti di Contrada e nei confronti di magistrati”. Per il consulente informatico, “è questo il punto chiave che molti si ostinano a ignorare: non se si sia incontrato o no con Mancino bensì è importante il tema che è stato discusso da Borsellino, ovvero il coinvolgimento di Contrada. Contrada non deve diventare il capro espiatorio di tutto. Non è giusto che tutto il male venga individuato in Contrada. Contrada è un uomo inserito là, che ha agito sicuramente non per conto proprio ma di apparati e che sta pagando il conto da solo. Non lo ha fatto per soldi ma nel nome di una ragione di Stato sbagliata che qualcuno gli ha inoculato per fare carriera; se non avesse abbassato la sua soglia morale non avrebbe raggiunto le posizione che ha conseguito”.

Ora il commento.

L’acqua calda. Ma chi dice mafia dice partito americano e chi dice partito americano dice “Mani pulite”. Ovvero la Mafia fu consapevolmente funzionale a “Mani pulite” che servì a stroncare le riprese ambizioni italiane sul Mediterraneo rilanciate da Craxi.

Oggi perché rivangano? Perché le “mezze rivelazioni” sono minacce e veri e propri ricatti a “coinvolti”, ricatti che si ripercuotono sul CSM prima che la Corte Costituzionale decida del nodo Alfano.

In altre parole i protettori e i mandanti delle stragi mafiose e del golpe togato richiamano, col ricatto, i loro numerosi transfughi perché vogliono ripetere il golpe anti-Craxi contro Belrusconi. Gli stessi pupari, per gli stessi motivi di allora.

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