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Magistra vitae

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E’ detenuta in democrazia

Un “degradante spettacolo” che non lascia dubbi sul fatto che si sia trattato di “atti sessuali volontariamente commessi dall’imputata sui minori”.
Questo il giudizio della Corte di Cassazione, nelle motivazioni depositate ieri, con le  quali è stata confermata la condanna, inflitta nel 2009 dalla Corte d’Appello di Milano, nei confronti della professoressa poco più che trentenne, balzata alle cronache dopo essere stata sorpresa, nel novembre 2006, da una collega, in un’aula di una scuola  media di Nova Milanese mentre compiva atti sessuali con dei ragazzi minorenni, suoi  alunni. La vicenda ricorda la storia della maestra americana che in Florida è stata  arrestata  per aver avuto rapporti sessuali con un suo allievo.La supplente di matematica è finita in carcere il 20 novembre scorso in esecuzione della conferma della condanna, a 2 anni e 4 mesi di reclusione, da parte dei  Supremi Giudici. “Logiche e concordi”, secondo la Terza Sezione Penale della Cassazione, le ricostruzioni  fornite dai ragazzi del giorno in cui sono stati sorpresi con i pantaloni abbassati appartati, in aula, con la  professoressa. La donna aveva fatto ricorso in Cassazione sostenendo di essere stata costretta dai ragazzi e  quindi di aver subito violenza sessuale. “Giustamente”, secondo la Cassazione, invece, “è stato dato credito  alle dichiarazioni di accusa degli alunni- è scritto nella sentenza n.42478 – concordi nel descrivere il loro  approccio sessuale con la consenziente insegnante, che in precedenza li aveva intrattenuti con insistiti discorsi  della stessa natura”.La professoressa D.E.G.,37 anni, durante l’ora di ginnastica a scuola, aveva chiesto  all’insegnante di educazione fisica di portare in classe tre allievi per fare delle ripetizioni. Insospettitasi  l’insegnante di educazione fisica era tornata in classe e si era trovata di fronte i cinque alunni imbarazzati in atteggiamenti sessuali con l’insegnante che non aveva dato spiegazioni sulla situazione. “Non a caso”, secondo la Cassazione, “l’episodio aveva interessato gli alunni più problematici e scadenti per disciplina e profitto, disinteressati alle problematiche scolastiche, che avevano colto, dagli spregiudicati discorsi della donna e dal suo fraternizzare con gli alunni, la sua vulnerabilità e che avevano caldeggiato presso la professoressa di educazione fisica, consenziente l’imputata presente alla richiesta, l’autorizzazione ad appartarsi, durante l’ultima ora di lezione nell’aula di sostegno con la scusa di fare ripetizioni di matematica”. Non una violenza subita quindi ma una “compartecipazione attiva”, comprovata anche dal “più assoluto silenzio” con il quale si sono svolti gli atti sessuali, senza alcun “grida di aiuto o trambusto, inevitabili in caso di dissenso  dell’insegnante, la quale rimase anche infastidita perché‚ la prof di educazione fisica aveva riferito l’accaduto al dirigente scolastico”. Per questo la Cassazione ha respinto il ricorso dell’insegnante, che ora dovrà scontare più di due anni di carcere.

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