domenica 22 Dicembre 2024

Malga Zonta: a quando la verità?

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Sono sempre di più le nubi che si addensano sopra uno episodio del Trentino del ’44 e assunto come simbolo della ferocia nazista. Nel sessantesimo triste anniversario di celebrazione della vulgata resistenziale ancora polemiche e denigrazione verso chi cerca la verità.

il sopravvissuto chiede i danni
bruno fabrello batte cassa
«per riduzione in schiavitù»
il caso
la storia dell´eccidio di malga zonta vista da un malgaro di arsiero, protagonista sessant´anni fa


folgaria – per iniziativa di francesco piscioli, capogruppo del gruppo consigliare «insieme per la comunità» e di lorenzo fleck trenti, l´ultimo sopravvissuto di malga zonta, bruno fabrello nato ad arsiero il 18 maggio1927, ha richiesto attraverso il collaboratore del difensore civico di trento saverio agnoli un indennizzo per riduzione in schiavitù all´organizzazione internazionale per la migrazione con sede a ginevra. nella dichiarazione molto dettagliata fabrello sostiene che la dicitura delle fotografie dell´eccidio di malga zonta («gli ultimi istanti degli eroi di malga zonta») è falsa. afferma infatti che dieci persone ritratte nella fotografia non erano partigiani come la maggior parte e sono sopravvissuti all´eccidio: domenico bauce, antonio brunello, ilario busato, luigia busato,antonio fabrello, giuseppe fabrello, ernesto piccoli, francesco scatolaro, ernesto storti, gino e pietro storti.
bruno fabrello era addetto a malga piovernetta come malgaro e fu portato dai soldati dell´esercito tedesco in quanto sospettato di essere partigiano insieme a dino dal maso, gildo depretto, domenico fabrello ed angelo losco.
menziona nella sua dichiarazione il «griso», un partigiano che lasciò malga zonta poco prima del rastrellamento assieme a due cani. fabrello non ricorda il vero nome del griso ma fa presente che qualche anno dopo alla commemorazione di malga zonta fu riconosciuto, rincorso da alcuni familiari delle vittime. venne messo in macchina dai carabinieri presenti alla cerimonia e fu fatto allontanare in quanto correva il pericolo di essere linciato.
nelle ultime fasi concitate che hanno preceduto l´azione di fuoco il padre di bruno fabrello, che conosceva qualche parola in tedesco, si rivolse ai tedeschi ripetendo più volte in dialetto mostrando i pantaloni «kuche hosen» (guarda i pantaloni). uno dei comandanti tedeschi ha allora capito: links, raus ed ha allontanato con un gesto i malgari.
«non tutti – ricorda fabrello – perché tre di loro lontani dal luogo in cui si era svolto il dialogo tra il padre e i tedeschi rimasero nel gruppo dei fucilandi. angelo losco, dino dal maso e gildo depretto».
nella dichiarazione fabrello afferma che «il tedesco, in seguito alle parole di mio padre, aveva compreso dai pantaloni che era malgaro e gli altri li aveva allontanati. noi malgari eravamo sporchi di stallatico e fra l´altro portavamo le sgalmere (zoccoli) anziché calzature idonee ad azioni partigiane». al termine dell´operazione bruno fabrello fu costretto dai tedeschi a collocare nella fossa i cadaveri dei fucilati.
«il 24 agosto 1944 alle 4 di mattina io e dal molin fummo accompagnati sul treno assieme a molti altri, deportati in germania, costretti a lavorare per l´industria tedesca a smachalden in prussia.
il 22 novembre 1944 fui portato in westfalia ed il 24 dicembre a regenhausen presso l´ospedale in quanto, a causa delle durissime condizioni in cui avevo vissuto durante quel periodo, ero deperito fino a pesare solo 35 chili. rientrai ad arsiero il 2 settembre 1945».
«è un atto fondamentale per la verità e soprattutto per il rispetto dei diritti di bruno fabrello bruno – dichiara piscioli – ma soprattutto dimostra ancora una volta come non sia mai stata fatta una ricerca storica completa. è ora che, nel sessantesimo anniversario della resistenza, l´evento di malga zonta venga celebrato come deve essere: un eccidio di persone che non volevano essere coinvolte e che lo furono loro malgrado, certamente non eroi».


da: “l’Adige” – 19 agosto 2004


(in foto:Bruno e Antonio Fabrello con, sullo sfondo, l´immagine simbolo dell´eccidio di Malga Zonta avvenuto il 15 agosto 1944)

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