giovedì 18 Luglio 2024

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Washington sfoglia la margherita

Alcuni giorni fa, Beyond Parallel, team specializzato in questioni nordcoreane, presso il Centro per gli studi strategici e internazionali con sede a Washington (CSIS), ha rivelato in un rapporto di aver individuato tredici delle venti basi operative missilistiche stimate e non dichiarate dalla Corea del Nord.
Il rapporto, basato su immagini satellitari e ampie interviste con esperti sulla Corea del Nord, ha suscitato critiche a Washington sul fatto che Pyongyang sia stato “ingannevole” nel suo impegno ad abbandonare armi nucleari e missili balistici.
La zona interessata si troverebbe nella provincia di North Hwanghae a 85 km a nord della Demilitarized Zone (DMZ) e 135 km a nord-ovest di Seoul. La base di “Sakkanmol” attualmente ospita un’unità dotata di SRBM (Short-Range Ballistic Missile), ma potrebbe facilmente ospitare missili balistici a medio raggio di capacità più elevata (MRBM).
Kim Eui-kyeom, portavoce della Cheong Wa Dae, detta anche Casa Blu, residenza del Presidente sudcoreano, ha sottolineato che la fonte dell’analisi della base di Sakkanmol è un satellite commerciale. “Le autorità di intelligence della Corea del Sud e degli Stati Uniti hanno informazioni molto più dettagliate dai satelliti militari e stanno monitorando da vicino la situazione”, aggiungendo che le strutture non hanno nulla a che fare con i missili balistici intercontinentali (ICBM) o missili balistici a raggio intermedio (IRBM). Seoul aveva già monitorato le basi missilistiche segnalate e non è stato rilevato alcun gesto provocatorio.
La Casa blu ha contestato il rapporto del New York Times: “In North Korea, Missile Bases Suggest a Great Deception” sottolineando che Pyongyang non ha promesso di chiudere la base e non c’è stato alcun accordo o negoziato in merito. Insomma nulla di nuovo.
Secondo quanto riporta il Korea Times, il NIS (National Intelligence Service sudcoreano) aveva previsto la prosecuzione dello sviluppo di armi e missili nucleari da parte della Corea del Nord, anche dopo il vertice del 12 giugno tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un.
Nel vertice di giugno, a Singapore, durante il colloquio con il presidente Donald Trump, il leader nordcoreano aveva acconsentito a smantellare il sito di lancio di satelliti a Sohae vicino al confine con la Cina, noto anche come base missilistica di Dongchang-ri. Kim Jong-un, inoltre, ha formalmente ribadito l’impegno a chiudere definitivamente una struttura di test motori e una piattaforma di lancio, durante un summit con il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, nello scorso settembre.
Hong Young-pyo, capo gruppo del principale partito di opposizione, Liberty Korea Party (LKP), ha riferito che il rapporto CSIS non riporta nient’altro che “informazioni esagerate”.
Il rapporto è stato rilasciato una settimana dopo che la Corea del Nord aveva interrotto bruscamente un nuovo ciclo di negoziati con il Segretario di Stato USA, Mike Pompeo. La cancellazione, che gli Stati Uniti hanno attribuito a questioni di pianificazione, è stata seguita da minacce, da parte dei funzionari nordcoreani, di riprendere i test nucleari e missilistici a meno che le sanzioni statunitensi non siano revocate.
A Washington ci sarebbero preoccupazioni per il fatto che la Corea del Nord potrebbe non rispettare il suo impegno. Lo scetticismo, sulla denuclearizzazione promessa da Kim Jong-un, è destinato ad aumentare. I democratici che hanno il controllo della Camera dei rappresentanti, stanno aumentando le loro critiche sull’approccio di Trump nei confronti della Corea del Nord e la sua idea di tenere un secondo summit con Kim Jong-un.
Non si è fatta attendere la dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, su Twitter che ha detto: “Conosciamo perfettamente i siti in discussione, quindi niente di nuovo”.

 

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