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Un rifugio per uomini maltrattati dal sesso debole nelle mura domestiche

 

Un rifugio per uomini maltratti, a questo pensa da qualche settimana il governo turco. La proposta è arrivata a febbraio dall’unico ministro donna dell’esecutivo del premier islamista Recep Tayyip Erdogan.
Fatma Sahin, ministro della Famiglia, da almeno un anno starebbe studiando come aprire una struttura a Istanbul capace di ospitare una trentina di uomini, vittime per lo più di violenze psicologiche. «Le donne – avrebbe spiegato – subiscono infatti violenze fisiche, gli uomini psicologiche, anche se in misura minore», e non ci sarebbero realtà adeguate per prendersi cura anche di loro. La ministra lavora al piano assieme a una Ong locale, Sefkat-Der, Compassione. La struttura per mariti maltrattati dovrebbe sorgere addirittura in un luogo segreto, con sbarre alle finestre e protetto dalla polizia, per evitare evidentemente ogni tentativo d’assalto da parte delle mogli violente.
Il problema delle violenze domestiche in Turchia è reale. Il sito del quotidiano turco Zaman, a febbraio, riportando la notizia del rifugio per mariti, parlava di un recente sondaggio: nel Paese le violenze domestiche sarebbero in crescita, per entrambi i sessi. Le donne secondo lo studio subirebbero violenze fisiche e sessuali, gli uomini psicologiche. Il giornale non entra nel dettaglio di che cosa si intenda esattamente per violenze psicologiche. Ricorda però un rapporto dell’Onu del 2011 che spiega come in Turchia il 39% delle donne subisca violenze fisiche.
Senza voler sminuire l’utilità dell’iniziativa del ministro turco, che ha affermato d’essere responsabile per la famiglia, quindi non soltanto per le mogli ma anche per i mariti, la messa in pratica dell’idea rischia di suscitare polemiche in un Paese in cui, secondo un recente rapporto di una Commissione del Parlamento, i casi di violenze contro le donne negli ultimi quattro anni sarebbero addirittura raddoppiati.
L’Assemblea nazionale a marzo ha promulgato una nuova legge per garantire pene maggiori a chi commette violenze domestiche.
La notizia dell’idea del ministro turco è comparsa proprio pochi giorni prima della grande iniziativa mondiale del 14 febbraio, giorno di San Valentino, quando centinaia di organizzazioni per i diritti umani hanno partecipato a «One Billion Rising». Da Tunisi a Lagos passando per Londra, in migliaia hanno manifestato contro la violenza quotidiana sulle donne – quella che non sempre fa notizia – in un momento particolarmente marcato da storie di abusi e sangue che invece sono finiti sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo: il 9 ottobre, nel Nord-ovest del Pakistan, Malala Yousufzaid è stata ferita dai colpi di arma da fuoco di un gruppo di talebani per il solo fatto di voler studiare e d’essere a bordo di una scuolabus; a New Delhi, il 16 dicembre, una ragazza è stata stuprata su un autobus da un gruppo di uomini ed è morta poche ore dopo; in Egitto, il 13 febbraio, centinaia di persone hanno manifestato contro gli abusi sessuali che hanno trasformato l’iconica piazza della rivoluzione, Midan Tahrir, in un incubo per le donne; e in Italia secondo l’organizzazione Telefono Rosa, una donna è uccisa ogni due giorni.

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