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Massacrare gli italiani

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Sessantotto anni fa gli angloamericani lanciavano l’Operazione Dux

20 LUGLIO – Visto il discreto successo dello sbarco in Sicilia, gli strateghi anglo-americani, rinunciano al “piano Brimstone” (invasione della Sardegna) e iniziano ad organizzare uno sbarco sulla costa fra Napoli e Salerno; luogo ideale per sbarcare uomini sulle spiagge salernitane, per l’ampiezza del porto di Napoli, e per la vicinanza di questa città  a Roma. L’intenzione è quella di far poi risalire la 5a Armata comandata dal gen. Clark, verso la capitale, con in appoggio un eventuale sbarco di anfibi sulla costa laziale o un audace aviosbarco di paracadutisti sugli aeroporti di Roma.
IL 22 LUGLIO L’efferatezza dei bombardamenti su Roma aveva già  ripagato subito il nemico. Infatti la situazione si andò rapidamente aggravando. Si ebbe la sensazione in tutta Italia, che si era non all’ultima crisi, ma ormai sull’orlo del precipizio.
… ma in Inghilterra il Capo del “Bomber Command” Harris, già  il 13 luglio 1943, aveva concepito l’idea di usare i suoi bombardieri non per la solita missione per polverizzare città  e paesi (lui si riteva nel farlo un “artista”) ma usare il suo squadrone di “Lancaster” (617) per uccidere una singola persona: Mussolini.
(i due documenti sono conservati al Public Record Office di Londra)
Denominata “Operazione Dux” , questa era una incursione da farsi in pieno giorno su Roma per distruggere Palazzo Venezia e Villa Torlonia mentre -se non in uno nell’altro edificio- era sicuramente presente il Duce. Harris era convinto che morto Mussolini, l’Italia si sarebbe fortemente demoralizzata e le possibilità  di piegare l’Italia fortemente aumentate. Dei monumenti romani ad Harris non importava nulla, e in quanto a perdite civili non si era mai preoccupato (lui disse un giorno che “era pagato per ammazzare la gente”).
La proposta di Harris sconcertò il pur cinico Churchill, mentre già  mister Bomber e il suo comandante sir Portal, nella notte del 14 e 15 luglio avevano scelto per la missione il capitano Maltby e avevano trasferito i “Lancaster” a Blida in Algeria, Churchill preso da alcuni scrupoli, volle consigliarsi immediatamente con il suo delfino e pupillo Antonhy Eden ( ministro degli Esteri); che gli rispose con una minuta già  il giorno dopo:
“Mi avete chiesto consiglio, ebbene la cosa non mi piace. La possibilità  di uccidere Mussolini sono sicuramente assai scarse e quelle di “demoralizzare il Paese” non molto grandi. Se noi non riuscissimo ad ucciderlo, non diminuiremmo certo il suo prestigio e potremmo perfino rilanciare la sua declinante popolarità. Inoltre correremmo il rischio di essere odiati per aver colpito la parte più antica della Città  e causato perdite tra i civili senza aver realizzato alcun risultato militare. L’obiettivo è troppo difficile per giustificare un tentativo sul piano militare, mentre sul piano psicologico andrebbe a nostro svantaggio se non fosse di successo al 100 per cento”.
Churchill su questa minuta tracciò un “Sono d’accordo”; ma la non a utorizzazione all’impresa non raggiunse subito Harris, che infatti nell’andata (in Algeria) il 16 e il 18 luglio inviò sull’Italia due squadriglie di bombardieri per un totale di 42 aerei per un primo bombardamento strategico in Lombardia in Liguria e in Emilia. Per il giorno 19 luglio con gli stessi aerei di ritorno sarebbe poi partita da Blida la “missione” con un carico di 85 tonnellate di bombe destinate a Roma per l'”Operazione Dux”.
Ma fra i colpiti, gli abbattuti e gli sfasciati nell’atterraggio, gli aerei disponibili non erano più 42 ma erano rimasti 33. Oltre questa decimazione ad Harris era inoltre arrivato da Churchill la non autorizzazione alla delicata missione. Che sarebbe fallita comunque, perché quel giorno -19 luglio- Mussolini era assente da Roma per incontrarsi con Hitler a Feltre. Il dubbio di Eden quindi si rivelò fondato.
Mentre i “Lancaster” di Harris restavano a terra inoperosi, gli americani presero in contropiede gli inglesi. Decisero infatti loro di fare per la prima volta un bombardamento sulla Capitale italiana. Dalla Tunisia, la USAAF fece partire con obiettivo Roma 159 “Fortezze Volanti” e 112 “Liberator” che colpirono il mattino gli scali ferroviari Littorio e San Lorenzo, e il pomeriggio altri 321 bombardieri (B 25. B 26, e P 38) fecero terra bruciata attorno a Ciampino, rovesciando sulla città  682 tonnellate di bombe su 44 punti chiave, ma che purtroppo distrussero gravemente i quartieri popolari di Prenestino, Tiburtino e Latino.
Harris rimase solo per poche ore inoperoso. La sera del 24 luglio, rispedì in Inghilterra gli aerei. Li caricò di frutta prelibata algerina, e ci aggiunse le 85 tonnellate di bombe che non aveva utilizzate nella “Operazione Dux”. In questo viaggio di ritorno, incaricò i suoi piloti di rilasciare il carico su una importante città  italiana. La scelta della sfortunata città  fu Livorno, che nella notte del 24-25 luglio subì il micidiale bombardamento: 320 edifici andarono distrutti, migliaia le abitazioni lesionate, e diverse centinaia le vittime; con gran soddisfazione di Harris.
Quest’anno i massacratori di italiani hanno incassato un prestigioso riconoscimento.
Il sindaco di Roma, Alemanno, ha detto che praticamente quelle bombe le vittime se le sono meritate perché a quel tempo noi eravamo fascisti e combattevamo dalla parte sbagliata. Da parte di un primo cittadino romano prendersela con i bombardati e non con i bombardieri è una primizia.
Tuttavia dall’attuale Campidoglio e dalle sue oche l’abitudine a questo amore per l’Urbe e a quest’empatia per la città era manifesta. A giugno il sindaco fece sfilare i mezzi militari con cui il nemico conquistà Roma e con i quali uccise italiani e romani. Durante l’inverno partecipò presso l’Arco di Tito ad un rito di condanna dell’Antica Roma.

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