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Il nostro universo potrebbe non essere altro che una gigantesca simulazione, e la gravità stessa potrebbe essere la prova di questa teoria inquietante. È quanto sostiene Melvin Vopson, professore associato di Fisica all’Università di Portsmouth, che da anni propone idee rivoluzionarie sull’origine della realtà.
Dopo aver ipotizzato tracce di simulazione studiando l’evoluzione del virus SARS-CoV-2, Vopson ora punta il dito sulla gravità come indizio chiave. Sono davvero tanti gli scienziati che cercano di scoprire se è vero che viviamo in una simulazione… addirittura questo fisico afferma di aver trovato il codice dell’Universo.
Alla base della sua teoria vi è il concetto di entropia dell’informazione: mentre l’entropia fisica misura il disordine di un sistema, l’entropia informativa riguarda il numero di stati digitali che possiamo sovrapporre ai microstati fisici. Secondo Vopson, mentre l’entropia fisica aumenta nel tempo, quella informativa tende a diminuire, come accadrebbe nell’universo che si avvicina alla morte termica, dove le possibilità si riducono e quindi cala anche l’informazione gestibile.
Se l’universo fosse una simulazione, sarebbe essenziale ottimizzare risorse computazionali e memoria. Proprio la gravità, spiega Vopson, potrebbe essere un meccanismo di compressione: attirando gli oggetti gli uni verso gli altri, si ridurrebbe la quantità di dati necessari per descrivere i loro movimenti, rendendo l’intero sistema più semplice da calcolare.
Derivando persino la legge di Newton da considerazioni sull’entropia informativa, Vopson conclude che la gravità sarebbe un “trucco” per risparmiare energia computazionale.