Il governo contro il monopolio Rai: vuol tagliare gli stipendi ma anche il canone
Basta con gli “stipendi da favola” in Rai, in tempi di crisi e manovre lacrime e sangue “i sacrifici devono valere per tutti”, anche per viale Mazzini. L’altolà arriva dal ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, il giorno dopo che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ospite di ‘Ballarò’ nella puntata dedicata alla Manovra, aveva definito “troppo alto” lo stipendio del conduttore Giovanni Floris, chiedendogli a brutto muso quanto guadagnasse.
“Le manovre non sono mai belle – premette Calderoli – ma possono essere necessarie, a condizione, come la Lega ha chiesto, che i sacrifici siano di tutti. Non potendo intervenire sull’autonomia degli organi costituzionali, abbiamo chiesto loro un intervento a cui stiamo già dando seguito ma, a fronte di questi sacrifici, dobbiamo chiederne anche al concessionario del servizio radiotelevisivo pubblico, ossia alla Rai. Non esistono al mondo liquidazioni come quella di Santoro o stipendi da favola pagati per ‘stare in panchina’ e non lavorare. Le regole della manovra devono essere applicate anche all’interno della Rai, altrimenti si ridiscute il pagamento del canone”.
Nessun commento ufficiale arriva dal presidente della Rai, Paolo Garimberti. Anche se, a quanto apprende l’ADNKRONOS da fonti vicino alla Presidenza, Garimberti avrebbe invitato Governo e Parlamento a pensare prima alla riduzione dell’evasione fiscale e poi a quella del canone. ”Il canone italiano è il più basso d’Europa, circa la metà della media degli altri Paesi del Vecchio Continente – avrebbe detto secondo indiscrezioni Garimberti – Sarebbe bene che Governo e Parlamento pensassero piuttosto a come ridurre un’evasione che sfiora il 30% e poi potremo pensare a come creare delle esenzioni del canone per le fasce più deboli”.
La riduzione degli stipendi da favola lanciata da Calderoli viene valutata con favore dal Partito democratico. “Non è una proposta da rispedire in maniera qualunquista al mittente. Che lo proponga il Ministro Calderoli o altri non fa differenza – dice Giorgio Merlo (Pd), vice presidente Commissione Vigilanza Rai – Del resto, non credo che esistano conduttori, dirigenti in funzione o in panchina o dipendenti che percepiscono attualmente stipendi da nababbi che rifiutino l’invito alla politica dei sacrifici invocata e richiesta anche dalle più altre cariche dello Stato. E la Rai, cioè la concessionaria del servizio pubblico, non può certo sottrarsi”. Bene dunque il rigore ma, avvertono sempre dal Pd, si verifichi anche “ lo spreco clamoroso di quelle trasmissioni flop – afferma Vincenzo Vita (Pd) – imposte dalla Lega nei palinsesti, come pure film o fiction di cultura ‘lumbard'”.
Dall’Italia dei Valori, il portavoce Leoluca Orlando cita l’Alberto Sordi del ‘S’è svegliato!’ per commentare la proposta Calderoli. Ma, dice, “cominci con il ridursi il suo lauto stipendio e poi può chiedere il taglio degli stipendi altrui”.