giovedì 18 Luglio 2024

Mishima e il suo secondo

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altQuarant’anni fa in Seppuku

Il 25 novembre 1970 Yukio Mishima, nome d’arte di Hiraoka Kimitake, compiva Seppuku nella sede del ministero della difesa, da lui e dai suoi occupato simbolicamente.
Mishima, che era nato a Tokio il 14 gennaio 1925, aveva scelto di darsi la morte a quarantacinque anni in un luogo, il ministero della difesa, che rappresentava al contempo il simbolo della virtù Samurai e quello della resa esistenziale e culturale del Giappone.
Scrittore immenso e problematico, Mishima aveva immortalato la grandezza Samurai, ma non solo.
“Musica”, ad esempio, è un romanzo esistenzialista che farebbe ombra a molti capolavori francesi.
Alcuni dei suoi libri, come “Sole e Acciaio” e “Cavalli in fuga” rappresentano forse l’apice della narrativa dell’epica e dell’etica Samurai. Ma chi pensasse ad uno scrittore conformista sbaglierebbe di grosso, non soltanto perché le scelte di vita e di morte di Mishima furono autentiche e, quindi, non potevano essere banali ma perché le problematiche, anche nichiliste, non sono mai state assenti dalla sua opera. “Il padiglione d’oro”, che tratta di una sorta di realizzazione mediante la ribellione all’ordine costituito, alla forma preconcetta e, in qualche modo, l’uccisione del maestro, ne è la più lampante riprova.
Vogliamo concludere riportando il breve brano che lo riguarda nel nostro Tortuga:
Mishima Yukio. Il grande investigatore del dramma esistenziale di un Giappone alle prese allo stesso tempo  con la modernità e con i codici antichi, concluse il suo iter terreno compiendo il tradizionale Seppuku in una caserma di allievi ufficiali. Lasciò così, unitamente alle  opere letterarie, un suggello alla sua vita e  l’emblema di un simbolico iato tra il Giappone e il suo asservimento. Quel che è tragico è che se ci ricordiamo di lui non conosciamo neppure il nome del suo secondo, colui il quale dopo averlo aiutato a morire si uccise a sua volta in quella caserma.
E questo, aaggiungiamo ora, è la massima riprova di quanto siamo stupidi e sensibili solo alla celebrità.

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