venerdì 19 Luglio 2024

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Il 10 ottobre di cinquantanove anni fa andava superbamente incontro alla morte l’eroe di due guerre mondiali, il francese Joseph Darnand.

Il 10 ottobre di cinquantanove anni fa andava magnificamente incontro alla fucilazione Joseph Darnand.


Su quest’uomo è sceso il silenzio, cosa che sovente accade per chi è integro e straordinario, trovandosi i sopravvissuti più a loro agio nel celebrare chi abbia manifestato qualche debolezza umana in quanto li rassicura, permettendo di coltivare l’indulgenza verso di sé.


Darnand era della medesima tempra di Pavolini sicché un certo sgomento, uno stupore esistenziale, ha finito col creare una distanza tra di lui e quei borghesi piccoli piccoli che pur tifano per il suo campo.


Nato a Coligny nel 1897, Darnand era appena diciassettenne allo scoppio della Grande Guerra. Vi partecipò da volontario e moltiplicò le azioni audaci e temerarie oltre le linee divenendo il sottufficiale più decorato dell’esercito francese. Fu all’epoca che il Maresciallo Pétain ebbe modo di conoscerlo e di apprezzarlo al punto di farne, una ventina d’anni più tardi, uomo perno nei governi definiti della Collaborazione.


Nazionalista e guerriero, Joseph Darnand, di ritorno dal fronte aderì all’Action Française, sezione nizzarda. Scalpitante, giunse presto in conflitto con Charles Maurras. L’adesione successiva all’organizzazione nazionalista della Croix de Feu fu ancor più deludente. Uomo d’azione, Joseph Darnad passò allora al gruppo clandestino della Cagoule dove, forse, incontrò il futuro Presidente francese François Mitterrand. All’avvento della guerra ritroviamo Darnand nel Parti Populaire Français, creato da Jacques Doriot, fino ad allora vicesegretario comunista e rappresentante, anche in seguito, delle periferie proletarie che circondano Parigi.


Le scelte politiche non prevalgono, in Darnand, sui sentimenti nazionalistici. Nel 1940, allorché le truppe italiane entrano in Francia non senza atti di sconosciuto valore (ad esempio Mentone è conquistata alla baionetta) i nostri soldati subiscono sconfitte in montagna proprio dalle truppe alpine comandate da Darnand.


La Francia allo sbando, per trovare una via d’uscita si rivolge ad un uomo generoso dalle larghe spalle. Il Parlamento riunitosi in seduta plenaria affida il governo di una nazione dimezzata (una parte resterà sotto l’occupazione militare tedesca) al Maresciallo Pétain, quello stesso che le ha permesso di resistere nei momenti fatali della Prima Guerra a Verdun, che ha messo fine alla falcidie di decimazioni praticata dall’Armée e che ha infine colto la vittoria nel ’18.


Questa generosità verrà pagata carissima da Pétain che, vegliardo, sarà poi condannato all’ergastolo per collaborazionismo con una serie di atrocità giuridiche. Probabilmente il Maresciallo firmò la sua condanna il giorno stesso che decretò lo scioglimento di quella massoneria di cui faceva parte la maggioranza dei suoi “grandi elettori”.


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