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Zingaretti e Marino insieme all’anonima

Roma e il Lazio si apprestano ad affidare a gestione diretta il grande business dei rifiuti a una società schermata, il cui reale proprietario non ha un nome: la quasi totalità del capitale sociale della Ecofer Srl fa capo infatti a una fiduciaria.

Nulla di illegale, ma appare un passaggio anomalo. Fa il paio con un altro fatto: proprio il 5 agosto – una settimana dopo l’annuncio del prefetto Goffredo Sottile, senza che però che vi fosse ancora la certezza del parere favorevole di Comune e Regione – il 60 per cento delle quote è stato ceduto per 8,2 milioni di euro a una Srl (che a sua volta fa capo a una fiduciaria). Altra anomalia: quando il commissario per l’emergenza rifiuti era il prefetto Giuseppe Pecoraro indicò come sito per la discarica Quadro Alto (a Riano). Bene, allora si disse che sarebbe stata indetta una gara pubblica per la gestione della discarica. Oggi invece si sceglie un’altra strada: individuata l’area, si affida la discarica (e quindi i legittimi profitti) alla Ecofer.

Di cui però si conosce solo l’amministratore, il bolognese Valerio Fiori, che detiene appena l’1 per cento. Il resto, il 99 per cento, direttamente o indirettamente appartiene a due fiduciarie: la Cordusio del gruppo Unicredit ha il 39 per cento; Aria srl il 60, ma a sua volta è di proprietà al 95 per cento di un’altra fiduciaria, la Sofir. Dunque – senza violare la legge – c’è uno schermo che non consente di vedere chi siano i reali proprietari di Ecofer. Per correttezza, va aggiunto che Ecofer lavora in un settore su cui in passato ci sono state infiltrazioni e minacce della camorra: il ricorso alla fiduciarie può essere dovuto a comprensibili ragioni di sicurezza.

IL NO AL COMMISSARIO

Complica la vicenda il comunicato della Ecofer Srl. La società dal 2003 gestisce la discarica di fluff, materiale delle autodemolizioni. Ieri ha ribadito il no alla proposta di trasformare la discarica, di aprirla ai rifiuti già trattati di Roma: «Solo oggi (ieri ndr) siamo stati informati dal commissario Sottile dell’intenzione di usare il nostro impianto come sito di smaltimento dei rifiuti trattati. La società ha espresso al commissario la netta contrarietà perché questo impianto assicura lo smaltimento dei residui non riciclabili dei rottami di tutto il Lazio. Senza l’impianto si tornerebbe nell’emergenza ”sfasci” come dieci anni fa». Ecofer dice che è pronta a intraprendere ogni azione a tutela della propria posizione e che le dimensioni della discarica di Falcognana sono insufficienti.

 

Dunque, stando ai comunicati, la Ecofer non vuole entrare nel business dei rifiuti della Capitale. Però c’è una coincidenza temporale: il 29 luglio Sottile dice che la discarica si fa nel sito della Ecofer; il 5 agosto la Ecofer viene interessata da un’importante operazione, la cessione del 60 per cento. Prima le quote erano così suddivise: Fiori ha l’1 per cento, Cordusio il 39. La Cordusio è una fiduciaria, dunque non sappiamo chi detenga quella quota. Prima del 5 agosto il 60 per cento è della Sofir di Bologna, altra fiduciaria. Di quest’ultima si è parlato sui giornali perché interessata da un’ispezione dell’unità antiriciclcaggio di Bankitalia che aveva fatto approfondimenti sul ricorso del condono fiscale di imprenditori che in Emilia-Romagna hanno usato i suoi servizi. Ma il 5 agosto a Lanciano, in Abruzzo, Sofir vende il 60 per cento di Ecofer ad Aria Srl. L’assemblea di Aria Srl si era svolta nella sede della società Thu srl operante proprio nel settore rifiuti. Aria acquista da Sofir per 8,1 di euro. Chi sono i soci di Aria Srl? Al 95 per cento,la Sofir stessa; al 5 per cento, il commercialista Claude Alain Di Menno di Bucchianico. Nella perizia che fissa il prezzo, viene messo nero su bianco che con la frenata del mercato delle auto c’è un calo di fatturato nello smaltimento del fluff. E che l’amministratore intende diversificare l’attività. In sintesi: Sofir vende a Sofir. Solo che chi ci sia dietro a Sofir non si può sapere. Perché è una fiduciaria.

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