sabato 20 Luglio 2024

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In costa agosto sembra giugno

L’hanno aspettato invano, Silvio. Nei giorni dell’ira. Come un’apparizione. Ricordando di quella volta che a qualche chilometro di distanza dalla pretenziosa Piazzetta che i Donà dalle Rose, in una megalomania di stampo veneziano non estranea alla discendenza, vollero intitolare a San Marco, il Presidente indossò la bandana davanti a Tony Blair, alle telecamere e ai fotografi.
Berlusconi arriverà tra pochi giorni. Saluterà i ‘’vedovi”. Rincuorerà gli ultimi inconsolabili di una recita che segna il passo. Intanto, gli orfani di Morto Rotondo hanno visto, meglio immaginato, l’odiata consorte, Miriam Raffaella Bartolini in arte Veronica Lario, padrona della Villa in cui le ragazze del satrapo assistevano ai fuochi d’artificio. Regina decaduta in attesa di essere generosamente licenziata, proprio nei giorni in cui Berlusconi andava all’inferno.
Il girone dantesco dell’estate 2013, nonostante Confesercenti si affanni a dire (il comunicato è di ieri) che la Sardegna è seconda per arrivi alla sola Sicilia, si chiama Costa Smeralda. Dove sono spariti anche i Paparazzi, la vita non è più dolce da un pezzo e per vivacizzare l’aria, a Morto Cervo, si attendono Gigi Bisignani e Flavio Briatore.
Un’illusione di grandeur. Un ricordo di quando la Costa Smeralda contava qualcosa e per dirla con Briatore «Da Porto Cervo ad Abbiadori c’erano ingorghi da autostrada, mentre oggi si può andare in retromarcia”. Venerdì sera, al Prestige, per la presentazione del vendutissimo libro dell’uomo che sussurrava ai potenti e che per H. J. Woodcock, era solo il grande vecchio di un complotto eterno come la Prima Repubblica, qualcuno verrà.
Dove un tempo arrivavano Corona e Balotelli, sulle vestigia ossidate di una filosofia, il Billionaire, che Flavio B. promette di smobilitare, oggi c’è Bisignani. Nuova rock-star di una stagione senza boe, punti di riferimento, certezze. Sarà il caro traghetti (una famiglia di 4 persone per sbarcare in Sardegna spende 1.500 euro, a Ibiza ne bastano 600), sarà l’antico monopolio in volo degli spaventosi, sinistri, malandati e carissimi M82 della Meridiana (se decidi di cambiare biglietto, buona fortuna),
Sarà il malvagio dio delle bizze meteologiche (pessimo tempo a giugno, idem per buona parte di luglio, 20 giorni di sole e caldo in Agosto non possono bastare per salvare i conti della baracca), sarà ancora il declino di Berlusconi, ma il suo feudo di un’epoca recente, quello per cui, secondo Luigi Donà dalle Rose: «Non ha mai sganciato un euro rifiutandosi persino di iscriversi allo Yachting Club» conosce nell’agosto del 2013 le pagine più cupe della sua decadenza.
Non quella evocata dalle stronzissime clienti dell’Hotel Sporting di Porto Rotondo nel 1969: «Anche qui è diventato un merdaio, l’anno prossimo vado alle Bahamas» indignate dalla presenza irrituale, in un covo di principi e baronesse, dei coniugi Colonna (Rossana Di Lorenzo e suo marito Alberto Sordi, metalmeccanico a Terni) precipitati nelle culla del jet-set di fine anni ‘60 nel film “Le coppie” per un caso di omonimia.
Ma la decadenza vera, la stessa che i numeri riescono a spiegare solo in parte. Si chiama tramonto. Oblìo. Declino. Poi ci sono le cifre. Tragiche. A Morto Cervo parlano di un calo delle prenotazioni alberghiere del 50 per cento. A Morto Rotondo, dove il porto è pieno, ma le abitazioni dei vacanzieri alla ricerca di un’improbabile rientro economico sono vuote e dominate dai piccioni, anche peggio.
Il divertimento è emigrato altrove, come l’allegria. In giro solo quindicenni costretti, ancora per poco, alla coabitazione con i genitori e famiglie e anziani. Sparita l’età di mezzo. Quella che tira mattina in discoteca, si è stancata dei prezzi folli e ha scoperto che si può avere di più e meglio pagando la metà. La già citata Ibiza, poi Formentera, Minorca, Mykonos, Paros, Santorini, Saint Tropez, la Croazia, Capri.
Un’emorragia spaventosa di turisti fino a ieri felicemente depredati che le strade deserte, meravigliose, semiabbandonate come solo in primavera, certificano meglio di qualunque rilevazione demoscopica. L’altro giorno, come se non bastasse, sono arrivati anche i finanzieri.
Aggressivi come nei blitz cortinesi e mediatici dello scorso inverno, a caccia degli evasori che affittano lo yacht per scaricarlo con la Partita Iva e dei commercianti furbi e disperati che se possono, la mano sul registratore di cassa evitano di metterla. In uno scontrino non emesso e nelle divise alla ricerca di potenziali multabili, in piena sindrome d’accerchiamento, Morto Rotondo la conservatrice ha visto la Gestapo.
Il proprietario del Tartarughino, Riccardo Cruciani, in piedi dal ’73 e furibondo: «Sono arrivati in nove, cercavano assunzioni in nero. Hanno gridato fuori i documenti. I clienti pensavano a chissà quale retata, i finanzieri stavolta hanno passato il segno». Altri, meno battaglieri, chiudono semplicemente le serrande e il numero di esercizi deceduti in un anno nella Casbah è lì a testimoniarlo.
Loro Piana non c’è più. I turisti anche. Anni fa ad agosto non si riusciva neanche a camminare. Ora qualche russo di passaggio, nessun Aga Khan all’orizzonte e un’aria mesta. Incredula. Spostandosi verso Porto Cervo non va meglio. Il Grande Pevero, storico stabilimento locale e centro della movida che fu, tiene chiusi ombrelloni che nel 2008 andavano prenotati con un mese di anticipo. Domenica scorsa, il 30 per cento è rimasto chiuso.
Una fotografia settembrina. Una disfatta. Gli unici a non lamentarsi sono i poliziotti. Vestiti come i Chips della serie tv, sulle strade di una California immaginaria, a bordo di moto potenti, utili a spostarsi su sterrati dove gli ignari automobilisti, a un passo dal mare di Liscia Ruja, abbandonano le esauste familiari cariche di delfini gonfiabili.
Con la pettorina dei moderni talebani, i vigili multano per 41 euro qualunque auto si azzardi a parcheggiare. Ventimila euro in un giorno. Aumentando gli introiti della municipalità e il male oscuro denunciato dagli imprenditori del Continente non più tanto convinti di proseguire nell’investimento: il masochismo.
La burocrazia. La mancanza di laissez-fair che per anni, ha fatto del luogo una zona franca e remunerativa, ora trasformata in terra di mezzo. Un po’ ostile, un po’ rassegnata e molto preoccupata per l’esodo dei vacanzieri e i tagli all’indotto locale. Lo Champagne è rimasto in ghiacciaia. Si brinda a lacrime e sangue. Forbici draconiane in tutti i settori, a iniziare dagli stagionali dell’alberghiero.
Crisi vera. Senza mediazioni. Bisognerà reinventare. Snaturarsi. Cambiare passo e strategie. Abbassare le pretese. Riconvertire l’edonismo in qualcosa di diverso. E farlo in fretta, senza tavole rotonde. Chi tra gli autarchici, i supersnob e gli innamorati della prima ora vede nell’impoverirsi della Sardegna svuotata, come a una risorsa da spendere sulla via del recupero della bellezza, esulta.
Forse è solo un’illusione, ma l’altra sera, Cesare Geronzi in solitario passeggio con la sua Giuliana a Porto Rotondo sembrava contento: «Sembra giugno» pare abbia detto. E nel sorriso soddisfatto e nella constatazione, nessuno ha scorto ombra di lacrima.
Con la pettorina dei moderni talebani, i vigili multano per 41 euro qualunque auto si azzardi a parcheggiare. Ventimila euro in un giorno. Aumentando gli introiti della municipalità e il male oscuro denunciato dagli imprenditori del Continente non più tanto convinti di proseguire nell’investimento: il masochismo.
La burocrazia. La mancanza di laissez-fair che per anni, ha fatto del luogo una zona franca e remunerativa, ora trasformata in terra di mezzo. Un po’ ostile, un po’ rassegnata e molto preoccupata per l’esodo dei vacanzieri e i tagli all’indotto locale. Lo Champagne è rimasto in ghiacciaia. Si brinda a lacrime e sangue. Forbici draconiane in tutti i settori, a iniziare dagli stagionali dell’alberghiero.
Crisi vera. Senza mediazioni. Bisognerà reinventare. Snaturarsi. Cambiare passo e strategie. Abbassare le pretese. Riconvertire l’edonismo in qualcosa di diverso. E farlo in fretta, senza tavole rotonde. Chi tra gli autarchici, i supersnob e gli innamorati della prima ora vede nell’impoverirsi della Sardegna svuotata, come a una risorsa da spendere sulla via del recupero della bellezza, esulta.
Forse è solo un’illusione, ma l’altra sera, Cesare Geronzi in solitario passeggio con la sua Giuliana a Porto Rotondo sembrava contento: «Sembra giugno» pare abbia detto. E nel sorriso soddisfatto e nella constatazione, nessuno ha scorto ombra di lacrima.

 

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