sabato 20 Luglio 2024

Morti sospette e torture nell’Afghanistan occupato

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Un rapporto di Human rights watch sull’esercito americano

Molti cittadini britannici imprigionati a Guantanamo, appena liberati senza che alcuna accusa nei loro confronti fosse rimasta in piedi, hanno fatto dichiarazioni a proposito delle torture subite nei lunghi mesi di detenzione. La base americana resta un luogo di non-diritto dove, nell’indifferenza generale, sette francesi restano reclusi, mentre Parigi continua a mantenere un basso-profilo in una materia che è una flagrante violazione dei diritti umani (si veda l’articolo in questa stessa pagina). D’altronde, un rapporto dell’organizzazione Usa Human Rights Watch ha denunciato con forza il comportamento delle truppe americane in Afghanistan: violazione del diritto di guerra, uso sproporzionato della forza, saccheggi, morti sospette di civili, torture a prigionieri, ecc. Oltre a criticare tali metodi, il testo spinge a porsi domande sul comportamento delle truppe francesi che prendono parte ai combattimenti al fianco degli alleati americani. Sono responsabili di simili atti di violenza? Le autorità francesi starebbero coprendo con il loro silenzio crimini di guerra americani? È significativo che il rapporto, di cui pubblichiamo ampi stralci, in Francia non sia stato ripreso dai maggiori media e neppure ricordato in poche righe (si veda il sito http:hrw.org/ reports/ 2004/afghanistan/0304)
Uso eccessivo della forza nel corso degli arresti Le forze americane impiegano regolarmente metodi militari per effettuare gli arresti in Afghanistan, trascurando talvolta il rispetto del diritto internazionale umanitario e la Carta dei diritti dell’uomo.
Le regole di ingaggio americane, concepite per situazioni di combattimento, sono spesso applicate al posto delle procedure di arresto civili.
Inoltre le carenze dei servizi di informazione hanno provocato la cattura di civili che non erano implicati nelle ostilità, delle perdite civili nel corso delle operazioni di arresto e la distruzione ingiustificata di case. Testimonianze credibili affermano inoltre che le forze americane hanno picchiato e sottoposto a sevizie alcuni prigionieri, che le truppe afghane che accompagnano le forze americane hanno maltrattato civili e saccheggiato le case delle persone arrestate.
Secondo un responsabile dell’Onu incaricato di raccogliere delle testimonianze sulle operazioni del 2002, si rimprovera alle truppe americane di «comportarsi con una brutalità da cow-boys» nei confronti dei civili che «in genere si rivelano essere dei cittadini rispettosi della legge». Alcuni testimoni affermano in particolare che i soldati «invece di bussare distruggono le porte con granate» e trattano le donne e i bambini con brutalità.
Human Rights Watch è particolarmente preoccupata dal fuoco di copertura (suppressing fire) utilizzati nel corso delle operazioni di arresto: la tecnica di fuoco consiste nello sparare in modo intenso e continuo per immobilizzare le forze nemiche. Human Rights Watch ritiene che il ricorso a questa tecnica di fuoco (senza che il nemico abbia sparato) non sia opportuno per gli arresti effettuati nelle zone residenziali, dove nessun combattimento è in corso nel momento delle operazioni.
Il caso di Ahmed Khan e dei suoi figli Una sera del luglio 2002 le forze americane assaltano la casa di Ahmed Khan, nel distretto di Zurmat, che fa parte della provincia di Paktia. Il distretto di Zurmat, anche se non del tutto sicuro, è strettamente controllato dalle forze afghane alleate degli Stati uniti. Nel corso dell’assalto, Ahmed Khan e i suoi due figli, di 17 e 18 anni, sono arrestati. Un contadino è stato ucciso e una donna di una casa vicina è rimasta ferita. Human Rights Watch ha interrogato alcuni testimoni dell’assalto, che Ahmed Khan racconta in questo modo: Era l’epoca del raccolto. I contadini dormivano vicino a mucchi di fieno… Dovevano essere le 9 di sera. Eravamo a letto ma non dormivamo ancora… Improvvisamente c’è stato molto rumore. Gli elicotteri sorvolavano sopra di noi. Ci sono state forti esp

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