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Muori moderno

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Paradisi multirazziali

Molto scalpore ha destato nei giorni scorsi la bestiale uccisione di un ragazzo italiano a Londra per lavoro, che è stato aggredito, per motivi ancora poco chiari, da un gruppo di ragazzi lituani, alcuni senza fissa dimora.
Alcuni giorni dopo, sempre a Londra, un giovane americano viene circondato da una banda di asiatici in pieno pomeriggio e brutalmente aggredito a bottigliate, per futili motivi. Di queste notizie la cronaca di Londra e Parigi è piena, ma anche da noi il clima non è dei migliori.
Quattro giorni fa a Padova , in pieno giorno, un ragazzo universitario italiano di 26 anni, viene insultato e picchiato selvaggiamente da un gruppo di ragazzi identificati dalla polizia come “immigrati di seconda generazione”.
Quel che i media mainstream tacciono colpevolmente è che l’origine di questi episodi di violenza sta proprio nella “società multirazziale” tanto decantata dai medesimi quanto inesistente alla prova dei fatti.
Nei casi di violenza citati, affiora molto chiaramente un “razzismo alla rovescia” per dirla con gli investigatori padovani che stanno seguendo il fenomeno delle numerose aggressioni avvenute a Padova ad opera di queste bande di deracines’ che esplode nelle periferie urbane delle citta’ europee, oramai ridotte a ghetti “monorazziali” dove ogni quartiere è dominato da un’etnia che detta legge.
Il fenomeno in Inghilterra ed in Francia è ormai ben radicato da decenni dove , ad esempio, certe zone di Londra o di Parigi sono off limits per i bianchi, o altre dove dominano i magrebini sono interdette ai neri, e cosi’ via, in una sorta di replica di un’infinita Los Angeles in salsa europea.
Se in Italia, pensiamo di ritenerci immuni dal fenomeno, ci sbagliamo di grosso, è solo una questione di tempo: a Milano un mese fa è stata sgominata dalla polizia una banda di latinos, figli di immigrati salvadoregni ed ecuadoregni, che tra violenze, spaccio di droga e atteggiamenti gangsteristici spadroneggiava nella zona di Niguarda , manco fossimo a Miami.
In Veneto e Piemonte, dove l’immigrazione è più sostenuta, sono proprio i figli degli immigrati di prima generazione, i primi a non sentirsi italiani e ad adottare , costumi, codici di comportamento e stili più appropriati alle loro culture di provenienza, rimasticate e storpiate stile film americano. E non basta certo un pezzo di carta che ne attesti la cittadinanza a farli sentire italiani.
Come sempre la realtà dei fatti contraddice e smentisce i fanatismi ideologici di chi vorrebbe la fantomatica “società multirazziale e globalizzata” un Eden terreste fatto di peace and love , una versione aggiornata della “classe operaia “ idealizzata e portatrice di civiltà,che gli intellettuali della sinistra borghese ci hanno propinato per anni.
Ancora una volta l’utopia messianica di una mondo’” migliore” perché “multicoloured” dove le contraddizioni si elidono e tutti vivono, felici e contenti, si deve misurare con la ricchezza e la diversità delle culture che con la forza qualcuno vorrebbe per legge, cancellare. Con queste premesse innaturali, la violenza e la disperazione di milioni di “nuovi schiavi” sradicati sarà garantita, ad onta dei falsi profeti .
Non ci illudiamo, infatti: il processo andrà avanti, perché i padroni del vapore, sanno bene come manipolare menti e coscienze oramai debilitate da decenni di buonismo omicida inoculato in dosi massicce :laddove, pero’, il processo, come in Francia è in stato di avanzamento, si possono scorgere segnali positivi di una reazione, che deve essere in primis culturale e poi politica, qui in Italia dovremo attendere, temo, che gli inevitabili esiti della nefasta opera della lobby “multilivellatrice” si compiano appieno, per assistere a qualche sussulto di ragionevolezza.

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