Per forza, altrimenti non lo attaccherebbero così
“Abbiamo bisogno di un nuovo approccio”. La ministra associata della salute neozelandese Ayesha Verrall ha esordito così presentando la strategia per realizzare un ambizioso progetto: il paese libero dal fumo entro il 2025. Per raggiungere lo scopo, da tempo la Nuova Zelanda sta adottando politiche di limitazione. L’ultimo provvedimento annunciato dal governo progressista di Jacinda Ardern è il più drastico di tutti: vietare le sigarette ai nati dopo il 2004 per creare una generazione smoke-free. La questione è seria e l’approccio non può essere blando. “Circa 4.500 neozelandesi muoiono ogni anno a causa del tabacco e dobbiamo accelerare per essere in grado di raggiungere l’obiettivo di diventare smoke-free nel 2025″ fa sapere la ministra Verrall, come riportato sulle pagine del Guardian. Le sigarette in Nuova Zelanda provocano un decesso per cancro su quattro e circa mezzo milione di persone ha il vizio del fumo. Tra fumatori più incalliti ci sono i Maori. Tanto che il cancro è la causa principale di morte tra le donne della comunità indigena e la seconda tra gli uomini.
Mentre la notizia del divieto ai giovani si diffondeva, la parola più invocata da parte dei detrattori è stata “proibizionismo”, immaginando la Nuova Zelanda come gli Stati Uniti degli anni ’20. A quei tempi, per 13 anni, venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool, in un paese in cui il consumo eccessivo andava ad alimentare il problema della criminalità. Proprio la criminalità organizzata trasse però maggior linfa dal divieto. Nei ruggenti anni ’20 i gangster trovarono fortuna con la vendita illegale di alcolici. Anche per la Nuova Zelanda si teme una deriva simile. Lo stesso governo ha ammesso il rischio che il crimine organizzato veda prosperare ulteriormente il mercato nero.
Ma il divieto di fumo ai nati dopo il 2004 non è l’unica misura adottata per la via verso la liberazione dalle sigarette: un processo cominciato già dal 2011. Per il controllo del tabacco, la Nuova Zelanda ha analizzato le migliori pratiche internazionali, compiendo progressi costanti nella riduzione della prevalenza del fumo e del consumo di tabacco. Nel tempo i fumatori sono diminuiti, ma il numero resta ancora molto alto. Da qui la scelta di vietare le sigarette alle generazioni del futuro. Le proposte sono state accolte con favore da numerose organizzazioni di sanità pubblica che rilevano come il vizio del fumo sia più marcato nelle comunità a basso reddito. Come si legge sul sito del governo, l’obiettivo “Smoke-free 2025” sarà raggiunto attraverso una serie di step. I bambini verranno protetti dall’esposizione alle pubblicità sul tabacco e verrà fornito un supporto autorevole a chi vorrà smettere di fumare. Il paese invita i suoi cittadini a non fumare quando ci sono dei bambini nelle vicinanze, a evitare il consumo di sigarette in luoghi chiusi, ad affrontare il tema del vizio con i bambini sin da piccoli, spiegando loro i pericoli.
Nel corso degli anni tasse pesanti hanno colpito i produttori di tabacco in Nuova Zelanda, che si attesta tra i paesi con il più alto costo di vendita dei pacchetti: una media di 14 euro. Il conto salato non basta a dissuadere i fumatori dall’abbandonare il vizio, per questo il pase stanno rincarando la dose. E’ stata presa in considerazione anche una riduzione significativa del livello di nicotina e la limitazione dei luoghi in cui è possibile vendere tabacco e sigarette. La possibile vendita illegale di alcolici non è comunque l’unica perplessità alla svolta smoke-free. La scelta non piace ai piccoli negozianti che vendono tabacco. L’opposizione di destra, inoltre, ha rilevato che abbassare il tasso di nicotina potrebbe provocare l’effetto contrario, ossia spingere le persone a fumare di più. La stretta anti-fumo ha soprattutto sollevato domande su quanto il governo possa spingersi per intervenire nella vita delle persone.