“I boschi dei monti, la Foresta Nera
sussurrano piano c’è ancora chi spera;
a Praga muto nella piazza c’è Jan
sorride sereno è vivo è con me.”
(La Compagnia dell’Anello)
Il 16 gennaio 1969 in piazza San Venceslao, a Praga, si dava fuoco lo studente di filosofia Jan Palach in un disperato gesto di liberazione dall’invasione sovietica e dal comunismo.
Tre giorni dopo sarebbe morto per le ustioni su tutto il corpo.
Il suo gesto fu un simbolo per tutta quella gioventù che, stanca del conformismo e del capitalismo, detestava l’ipocrisia, l’arroganza, la violenza, la mistificazione del comunismo.
“Il rogo di Jan Palach è stato acceso a Yalta”. Questo enorme striscione della Giovane Italia apparso alla prima manifestazione spontanea che si tenne a Roma il sabato 17, espresse la piena consapevolezza di una commozione e di un sogno di libertà, fuori dagli schemi, contro il capitalismo e contro il comunismo.
“Il rogo di Jan non è ancora spento” fu scritto tempo dopo.
Arde ancora.