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Nessun reliquiario

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Note sparse sulla giornata del 10 febbraio

La giornata di giovedì, in memoria dei martiri delle foibe, merita qualche riflessione.Va anzitutto sottolineata la ricchezza di iniziative plurali che ha visto scendere in piazza in diverse città, migliaia di persone nonostante la scarsa pubblicità data agli eventi e le solite manfrine degli antifascisti di professione.
In piazze anche difficili, come Bologna, Padova e Brescia le iniziative sono state partecipate, composte e riuscite.
Si è dimostrato come una battaglia di popolo per il riconoscimento dei diritti delle popolazioni dell’Istria e della Dalmazia  ad essere pienamente riabilitate dopo 60 anni  di ostracismo come protagoniste di una vera e propria “pulizia etnica” sia stata una scelta giusta e coraggiosa.
Questo per ribadire che questo tema non è etichettabile ne’ come recriminazione revanscista , ne’ come piagnisteo pubblico, tantomeno come un disperato ancoraggio al Novecento, bensì un punto di partenza per riappropriarci della Storia di questo Paese : una riappropriazione che serve per rilanciare il futuro dell’Italia proprio nell’anniversario dei suoi 150 anni .
Costruire il futuro proprio sulla base della Storia negata e distorta di quegli avvenimenti vuol dire ricostruire quella “memoria comunitaria” ed identitaria di cui l’Italia ha un disperato bisogno per affrontare le sfide prossime venture.
Non si tratta, infatti, come alcuni esponenti istituzionali hanno detto giovedì, di accantonare quegli eventi in una sorta di “reliquiario degli orrori” da contemplare con inorridito distacco, ma di ricostruirne il nesso vivente con la ricerca della sovranita’ nazionale hic et nunc.
Trasmettere alle giovani generazioni questo radicamento identitario , che si dovrà esprimere nella riconquista della nostra sovranità nazionale è il compito essenziale per chiunque voglia mettere in discussione lo stato di cose presenti.

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