Osservazioni sulla provocazione di Cesare Massimo Ruggeri
Il tema del rivolgimento e del rimescolamento delle forze politiche in funzione della successione al governo Monti e degli umori della base elettorale,che potrebbero dare alla luce nuovi equilibri e assetti è certamente interessante. L’idea di un “grillismo in camicia nera” non poteva non essere considerato.
Ruggeri ha messo come questione centrale quella del”mandare a casa” oltre a una classe politica screditata e in generaleincapace e corrotta,soprattutto gli ex AN, chiudendo cosi con somma soddisfazione la fallimentare epopea postfascista.
Su questo vorrei fare qualche considerazione.
Che il mollusco fondatore di AN e i suoi accoliti possano, a dispetto del nome che si sono scelti,avere un qualche futuro in politica credo sia da escludere.Per gli altri postfascisti, alcuni di quelli rimasti nel pdl, non mi sento di voler pensare a rivincite.
Alemanno fa storia a se, e il discorso vale come al suddetto mollusco.Gente come Larussa o Gasparri magari meritano una considerazione a parte .Anche loro come Fini & C probabilmente non sono mai stati fascisti, nemmeno quando militavano nel Msi.Ma certamente hanno mantenuto fede agli obiettivi che, lo sdoganamento offerto da Berlusconi, permetteva di perseguire, ossia contrastare l’ascesa che le oligarchie ex dc e postcomuniste si apprestavano a perfezionare all’indomani di tangentopoli, con la fine della cosidetta prima repubblica e la realizzazione definitiva di quel consociativismo catto-comunista che aveva dominato l’italia dal 46 fino agl’anni 90.
Certamente il loro destino politico rimane legato ancora una volta a quello del cavaliere,comunque sia meno promettente che in passato.
La vera questione posta è però quella di quanto sia funzionale, ai fini di una riconposizione virtuosa del quadro politico la crescita del m5s e il suo sostegno.
Quello che penso sui sostenitori e, in generale, simpatizzanti del movimento di Grillo è che l’idea di avere un fine comune con questi non mi attira per niente.
La versione italiana degl’indignados spagnoli che Grillo vuol rappresentare, alla fine non e’ altro che l’espressione di quel rivendicazionismo di ceto, di classe (non importa borghese o proletaria) o di categoria che, dopo il 68, ha rappresentato la cultura portante di tutto il progressimo radicale di stampo sia liberale che marxista,e che ha voluto sempre sopprimere ogni impulso della comunità di popolo verso affermazione di uno Stato organicamente rappresentativo e ogni richiamo alla sacralità dell’atto politico. Ecco che oggi gli eredi di quella cultura si scagliano, moralisticamente, contro la politica e i politici credendo, pensando, che solo l’onestà degli individui possa salvare le istituzioni dopo aver rivendicato l’autonomia della “società civile” sulla politica e aver ridotto l’autorità dello Stato a mera funzione di mediazione.
Pare chiaro che in questa veste il grillismo sia più funzionale a una perpetuazione dell’ attuale corso tecnocratico che non altro; il concetto che passa e che per fare un buon governo non importa avere obiettivi e ideali, serve solo competenza.
Per fare un buon parlamento bastano solo persone buone e oneste.
Si puo pensare allora che i grillini aiuteranno la politica italiana a liberarsi da vecchie zavorre?
In base a queste considerazioni credo di no, forse si potrà immaginare perlomeno l’apertura di un dialogo senza pregiudizi antifascisti.
Non vedo molto di più.
