venerdì 19 Luglio 2024

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La privacy degli italiani è minacciata da molte parti e corre sempre più rischi: ogni momento della nostra vita nasconde un possibile pericolo. Al telefono, al supermercato, in banca, sul posto del lavoro, su internet e persino in auto. È quanto si apprende dalla relazione annuale del Garante della privacy, pubblicata stamattina: gli italiani non saranno sotto minaccia di un Grande Fratello governativo come quello scoperto negli Stati Uniti pochi giorni fa, ma anche da noi difendere la privacy è sempre più difficile.
Il 2012 è stato infatti un anno complicato, per l’autorità presieduta da Antonello Soro. Ha dato seguito a 4.183 tra quesiti, reclami e segnalazioni dei cittadini. Ha compiuto 395 ispezioni e ha deciso quindi 578 sanzioni, in netto aumento rispetto ai 358 dell’anno prima, per un totale di 3 milioni e 800 mila euro. In effetti è un importo non elevato, rispetto al numero di sanzioni decise nel 2012. Le multe che può affibbiare forse non riescono a scoraggiare le violazioni, tanto che queste sono ricorrenti, ormai da anni. Uno dei temi più scottanti su cui si è concentrata l’attività del Garante è infatti- ancora- il telemarketing aggressivo. 
Le aziende di call center continuano a violare le norme, le quali (ricordiamolo) vietano di utilizzare i numeri dell’elenco telefonico che gli utenti hanno iscritto nelRegistro delle opposizioni. Ai numeri non in elenco, invece, possono telefonare solo se autorizzate. Ma spesso l’utente dà inconsapevolmente il consenso sottoscrivendo una clausola di questo tipo in un contratto o quando attiva carte fedeltà. Queste ultime pure sono finite nel mirino del Garante, quando i negozi hanno profilato i clienti senza il loro consenso esplicito e ben informato.  Il brutto vizio di violare la privacy ce l’hanno anche le società finanziarie che- si legge nella relazione- sono state scoperte dal Garante a conservare i dati personali oltre i limiti di legge, dopo la chiusura del rapporto.
Altra minaccia: gli apparati di videosorveglianza sul posto di lavoro. Negozi, supermercati dicono di usarli solo a scopo anti-rapina e anti-taccheggio ma a volte il Garante ha scoperto che c’era un altro scopo (vietato): monitorare i lavoratori. Come si vede, la privacy investe così tanti aspetti della vita e della società che può diventare anche una questione sindacale.
E può essere legata anche all’economia e al fisco. A fine 2012 il Garante ha autorizzato l’Agenzia delle entrate a indagare sui conti correnti per scovare evasori. Le banche possono essere anche loro stesse una minaccia alla privacy. Il Garante si sta impegnando a far rispettare le regole a tutela dei dati degli utenti, obbligando le banche a tracciare tutte le operazioni fatte dagli addetti sui conti correnti.
Fin qui i pericoli classici, ma c’è ben altro all’orizzonte. Non possiamo stare tranquilli nemmeno in auto. Il Garante sta lavorando alle prime norme per disciplinare la raccolta e l’utilizzo dei dati nelle “scatole nere”, quei dispositivi che registrano l’attività dei veicoli. Servono per ottenere sconti sull’assicurazione, ma l’autorità nel 2012 ha rilevato che “i dati raccolti sono troppi e gestiti con troppa disinvoltura“.
Un nuovo ambito di allarme è internet. Nel 2012 ha adottato Linee guida per il corretto trattamento dei dati per blog, forum, social network e siti web che si occupano di salute; ha aperto un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate; ha avviato e concluso una consultazione per regolare l’uso dei cookie da parte dei siti visitati dagli utenti. La prossima frontiera, per riuscire davvero a imporre regole ai big internazionali del web, è lavorare a nuove norme in ambito europeo. E’ quanto sta facendo il Garante italiano con i suoi colleghi di altri Paesi europei. Si sono occupati soprattutto del nuovo Regolamento in materia protezione dati che sostituirà le ormai obsolete norme del 1995. Le istituzioni Ue lo emaneranno nel 2014, con un certo ritardo sul previsto, fronteggiando forti pressioni da parte delle multinazionali del web. 
La difesa della privacy sembra una strada in salita. Le fonti di rischio sono in aumento, sempre più varie e nuove. Le norme faticano a tenere il passo. Di conseguenza le autorità hanno armi limitate a disposizione per tutelare l’utente. Ma il Garante italiano dimostra di volerci provare lo stesso a monitorare tutti i fronti di allarme.

 

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