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In Cina vita dura per i giornalisti

A denunciare l’escalation della violenza è il rapporto della Federazione internazionale dei giornalisti.
Secondo il rapporto la Cina nel corso del 2009 avrebbe intensificato la repressione nei confronti dei reporter, soggetti in molti casi a violenze, censura o detenzioni arbitrarie.”Le censure – si legge nel rapporto – riguardano svariati temi, quali le agitazioni sociali, le manifestazioni contro il regime o foto di attrici senza veli sulle spiagge dei Caraibi”. Dopo la breve parentesi relativa ai Giochi olimpici del 2008 in cui era stato registrato un rallentamento nei controlli, la censura cinese ha ripreso a funzionare a pieno ritmo.
“Le autorità – si legge sempre nella relazione pubblicata domenica a Hongkong – stanno cercando di riprendere il controllo sui media e le informazioni, concentrandosi in particolar modo su internet”. La relazione della Federazione internazionale dei giornalisti, che ha sede a Bruxelles, riporta anche alcuni degli obblighi imposti agli operatori della stampa come il divieto di recarsi nella provincia dello Sichuan, nella zona sud-occidentale del Paese, nel 2008 teatro di un violento terremoto che fece migliaia di morti e sfollati. I reporter hanno, inoltre, dovuto utilizzare solo l’agenzia Cina nuova, portavoce del regime, per gestire lo scandalo del latte contaminato.
Soggetti a meno controlli i giornalisti stranieri, per quanto anche nei loro confronti non siano mancate azioni intimidatorie. “I reporter stranieri – prosegue la relazione – anche nel corso del 2009 si sono dovuti confrontare con diversi atti di violenza, quali la distruzione del materiale e dell’attrezzatura, il divieto di accesso agli spazi pubblici e sono stati oggetto di svariate reprimende”.

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