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Noi crediamo nell’Italia della precarietà

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Il fast food della fast dismission

 

 «Noi di McDonald’s nell’Italia ci crediamo, per questo diamo lavoro a oltre 16.000 persone e ne assumeremo oltre 3.000 nei prossimi tre anni»: è il messaggio lanciato dalla multinazionale del fast food in una campagna pubblicitaria sui quotidiani italiani.Ma la federazione dei lavoratori del commercio della Cgil oggi in una nota «smonta» la campagna come «patinate comunicazioni pubblicitarie» da parte di una multinazionale che si è «sistematicamente sottratta al confronto» sul contratto integrativo aziendale e che ha relazioni sindacali a livello nazionale «pressoché inesistenti».
Gli investimenti, la prospettiva di nuove aperture, il numero di dipendenti attualmente in forza, l’importante incidenza di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e le assunzioni previste rappresentano un dato indiscutibilmente rilevante – dice la Filcams-Cgil – ma parziale. Il tema della qualità occupazionale in McDonald’s, non altrettanto pubblicizzato, è da anni uno degli assi portanti delle rivendicazioni sindacali: l’80% dei lavoratori, non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale/festivo».
La Cgil segnala l’alto tasso di precarietà del lavoro presso la multinazionale, le inevitabili implicazioni di carattere reddituale e «l’impossibilità di avere il tempo necessario per la cura dei propri affetti e della propria salute psicofisica. La retorica, il sensazionalismo e le strumentalizzazioni, quando si discute di diritti fondamentali e di lavoro, si legge nella nota – non solo sono fuori luogo ma non sono di alcuna utilità. Si discuta di piano industriale e di investimenti, di aperture previste e di prospettive occupazionali, conclude la Filcams Cgil, si avvii finalmente quel confronto in tema di qualità occupazionale, attraverso l’alveo naturale rappresentato dalla contrattazione di secondo livello». In Italia i ristorante del Gruppo sono oltre 450 per circa 16.000 dipendenti.

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