sabato 15 Marzo 2025

Non balleremo su una mattonella

Sta a noi vedere cosa siamo capaci in un cambio di paradigma

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(o forse sarebbe meglio dire sulla partecipazione) non significa che sarà accolta o che passerà.

D’altronde senza una rivoluzione corporativa – che è la sola alternativa reale ed efficace al capitalismo – non avrebbe neppure molto senso.

Però siamo in presenza di un cambio di paradigma. Così come l’anti woke, la reazione alle religioni oscurantiste del progressismo, le prime messe in discussione dei dogmi lessicali e ideologici provenienti dall’ogm della Scuola di Francoforte, lo storico catalizzatore di ogni sincretismo sovversivo.

E stiamo sottovalutando la reazione, dopo decenni, all’impunità repressiva di stampo sovietico, eredità togliattiana in Magistratura.

Assistiamo anche ad un fattore nuovo:

il recipiente populista deve superare la sua demagogia superficiale e incapacitante per poter intervenire in una società che le dirigenze sovversive non sono più in grado di controllare.

Un dato assolutamente positivo è l’abbandono, ormai quasi assoluto, del primitivismo sovranista e l’avvento di un’armonia tra nazione e identità di Europa in prospettiva di potenza.

Tutto questo non basta

Ma passare il nostro tempo a dirci quanto impreciso, insufficiente, pretestuoso, sia quanto accade di positivo; ripeterci fino alla nausea che non c’è quello che sogneremmo, non è solo stupido: è criminale.

È proprio delle masse indifferenziate attendere manne dal cielo e passare il loro tempo a lamentarsi perché i cibi miracolosi non piovono mai.

Non solo delle avanguardie, ma degli uomini eretti

è compito di mettere tutto quello che è nelle loro facoltà per influire sugli eventi.

Non si sono mai avute avanguardie, e men che meno uomini in piedi, che si siano persi nel disgusto preconcetto. 

Fare quadrato sui fondamentali e sull’essenza, sì, ma ha senso per incidere, non per dedicarsi a ballare in una mattonella

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