Cambi IA
Per anni, la navigazione web ha avuto un punto di partenza quasi univoco: la barra di ricerca di Google, spesso integrata come motore predefinito nei browser più diffusi, tra cui Safari di Apple. Questa consuetudine, apparentemente semplice, ha cementato una posizione di quasi monopolio per Google nel lucrativo mercato della ricerca online e della pubblicità ad essa correlata. Tuttavia, il panorama tecnologico è in costante fermento, e segnali recenti suggeriscono che le fondamenta di questa egemonia potrebbero iniziare a incrinarsi. Al centro di questa potenziale trasformazione troviamo Apple, un’azienda che ha costruito il suo successo sull’integrazione sofisticata tra hardware e software e su un’attenzione maniacale all’esperienza dei propri utenti. La decisione della Mela di riconsiderare il suo rapporto di lunga data con Google non è probabilmente una mossa isolata, ma si inserisce in un contesto più ampio di evoluzione tecnologica e di strategie aziendali. Da un lato, l’incessante avanzamento dell’intelligenza artificiale (IA) sta aprendo nuove frontiere nel modo in cui gli utenti interagiscono con le informazioni online. L’IA generativa, in particolare, con la sua capacità di comprendere il linguaggio naturale e di fornire risposte complesse e contestuali, sta ridefinendo i confini stessi della ricerca, spostando l’attenzione dalla semplice elencazione di link a una vera e propria interazione conversazionale con la conoscenza. Ne parliamo con Antonino Caffo, giornalista esperto di nuove tecnologie.
Cosa ha spinto Apple a rivedere il ruolo di Google come motore di ricerca predefinito su Safari?
Le motivazioni sono molteplici e complesse. Da un lato, Apple potrebbe ambire a una maggiore integrazione verticale dei propri servizi, offrendo un’esperienza utente più coesa e potenzialmente più personalizzata. Avere il controllo sul motore di ricerca predefinito le consentirebbe di raccogliere dati in modo più diretto (pur mantenendo sempre alta l’attenzione sulla privacy, un valore chiave per l’azienda) e di ottimizzare i risultati di ricerca per i propri ecosistemi di prodotti e servizi. Inoltre, una divergenza da Google in questo ambito potrebbe rappresentare una mossa strategica per differenziarsi ulteriormente dalla sua storica rivale, rafforzando la propria identità e il proprio controllo sull’esperienza dei propri utenti. Non si può escludere nemmeno la leva negoziale: la minaccia di cambiare il motore di ricerca predefinito potrebbe essere utilizzata da Apple per ottenere condizioni economiche più vantaggiose dall’accordo con Google.
In che modo Apple intende utilizzare l’intelligenza artificiale per rivoluzionare l’esperienza di ricerca degli utenti?
Per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA, come molte altre aziende del settore, Apple sta sicuramente esplorando attivamente le potenzialità di questa tecnologia. L’IA potrebbe essere impiegata per comprendere meglio l’intenzione degli utenti dietro le loro domande, fornendo risultati più pertinenti, contestuali e personalizzati. Immaginiamo un motore di ricerca integrato profondamente con Siri, capace di rispondere a domande complesse in linguaggio naturale, di anticipare le esigenze dell’utente in base al contesto (come la posizione, l’ora del giorno, le abitudini), e di integrare i risultati di ricerca direttamente nelle app e nei servizi Apple. L’IA potrebbe anche migliorare la ricerca visiva, la ricerca vocale e l’organizzazione delle informazioni trovate, rendendo l’esperienza complessiva molto più intuitiva ed efficiente.
Quali potrebbero essere le conseguenze economiche per Google se perdesse l’esclusiva su Safari?
Le conseguenze sarebbero sicuramente significative. Attualmente, una parte considerevole del traffico di ricerca di Google proviene proprio dagli utenti Safari, grazie all’impostazione predefinita. La perdita di questo flusso di utenti comporterebbe inevitabilmente un calo delle entrate pubblicitarie, che rappresentano il core business di Google. Inoltre, una minore visibilità come motore di ricerca predefinito potrebbe anche influenzare la percezione del marchio e la quota di mercato complessiva di Google nel lungo termine, anche se è probabile che molti utenti continuerebbero a utilizzare Google come motore di ricerca preferito anche dovendo impostarlo manualmente.
Apple punta a costruire un proprio motore di ricerca o si affiderà a soluzioni IA di terze parti?
La strategia di Apple riguardo al futuro della ricerca è un argomento di grande speculazione. Al momento, non ci sono conferme ufficiali sulla volontà di costruire un motore di ricerca proprietario da zero. Sviluppare un motore di ricerca competitivo con Google richiede investimenti enormi in infrastrutture, algoritmi e raccolta dati. Tuttavia, Apple ha le risorse finanziarie e l’esperienza nello sviluppo di software e hardware per poter intraprendere un percorso del genere. Un’alternativa più probabile nel breve-medio termine potrebbe essere proprio l’adozione di soluzioni di terze parti, magari integrate nel sistema operativo e nell’esperienza utente di Safari. Questa soluzione permetterebbe ad Apple di innovare rapidamente nel campo della ricerca sfruttando le competenze di aziende specializzate nell’intelligenza artificiale, come ha già fatto con l’integrazione di ChatGpt in Apple Intelligence, mantenendo al contempo un certo controllo sull’esperienza utente e sulla gestione dei dati.
Come potrebbe cambiare il panorama della concorrenza nel settore della ricerca online dopo questa mossa?
Se Apple dovesse effettivamente cambiare il motore di ricerca predefinito su Safari o lanciare una propria soluzione, il panorama della concorrenza nel settore della ricerca online potrebbe subire cambiamenti significativi. Attualmente, Google detiene una posizione dominante quasi assoluta. L’ingresso di un attore forte come Apple con una base di utenti fedeli e un ecosistema integrato potrebbe introdurre una maggiore competizione, stimolando l’innovazione e offrendo agli utenti alternative più diversificate. Altri motori di ricerca, come Bing, DuckDuckGo e altri, potrebbero beneficiare di un indebolimento della posizione di Google, guadagnando potenzialmente quote di mercato. Ma non solo: all’orizzonte si paleserebbero migliori risultati di ricerca, maggiore attenzione alla privacy e nuove funzionalità per gli utenti.