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Non chiamatelo Ricordo che è diventato ben altro

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Tutto sommato è diventata una ricorrenza imbarazzante

 

Chiamiamolo il Giorno del Lavaggio-della-coscienza e facciamo prima.
Dopo Fiuggi i postfascisti non hanno combinato altro che dedicare un giorno di ricordo ai Martiri delle foibe. Giusto, lodevole oltre che doveroso. Però si sono fermati lì e ormai questa ricorrenza è divenuta stucchevole perché sa sempre di meno di omaggio ai giuliano-dalmati e sempre di più di rito assolutorio per un identitarismo forzato e un tantino obliquo.
Che altro hanno combinato i postfascisti che si sono scoperti liberali, occidentalisti, euroscettici e parlamentaristi e hanno sposato l’antifascismo di destra pretendendo, non si sa su quali basi, che fosse moralmente superiore a quello di sinistra e al fascismo?

Un rosario di virtù
C’è una sfilza di meriti proclamati o sussurrati a mezza bocca. Siamo stati noi – dicono – i primi a parlare di esercito professionistico. Bravi! Così i ragazzi non fanno più il servizio militare e non sanno comandare, obbedire, sacrificarsi o combattere.
Si gongolano di avere chiamato l’Italia Patria. Visto come il patriottismo si è trasformato in presunzione campanilistica, in vittimismo costante e in desiderio incapacitante e come è stato afferrato dall’imperialismo americano e dalle logge inglesi, forse non c’è molto da vantarsi.
Qualcuno ci confessa di avere trovato lavoro a camerati. Come se avessero potuto trovare gente conosciuta in altri ambiti e come se questa non fosse la prassi abituale in tutti gli ambienti: piazzare persone amiche.
Non si è visto niente altro, né come proposta politica – ché soltanto un riformismo moralista dello status quo è nei programmi da trent’anni – né come difesa memoriale.

Sangue annacquato
Le celebrazioni dei Caduti degli anni di piombo sono servite a mantenere un collegamento emotivo e antropologico con la base per garantire una continuità malgrado la discontinuità politica.
Si è fatta però sempre attenzione a distinguere tra Caduti per mano rossa e Caduti imbarazzanti perché morti combattendo. Perfino ad Acca Larentia si è lasciato credere che gli assassini fossero soltanto comunisti, dimenticando che Stefano Recchioni è stato ucciso dai Carabinieri.
Nessun’analisi sia pur critica del passato né di come e perché sia maturata la lotta armata a destra, di cui semplicemente non parlano. Il passato sanguinoso è stato letto come il prodotto unilaterale di una strategia terroristica rossa, allargata agli apparati sovietici e perfino ai palestinesi. I ruoli decisivi, perniciosi, ignobili, degli apparati italiani e dei servizi inglesi, israeliani, americani, scompaiono allegramente.
La grande mistificazione di Bologna dove le due parti della strategia della tensione si confrontano in una partita di ping-pong ha visto i postfascisti intervenire solo da lontano e a sostegno di uno dei due depistaggi strategici, senza che fosse mai dato rilievo a tutto quanto coinvolge i nemici di ieri che dovrebbero essere diventati i loro garanti di oggi.

Intanto
Così si celebrano i Martiri delle foibe chiedendo di criminalizzare i negazionisti (geniale come logica di sostegno alle leggi che impediscono di riscrivere la storia su soggetti ben più vasti e con argomenti molto più seri!).
E intanto che ci si sbrodola in questo Giorno del Ricordo, gli spazi politici si stringono e vengono sempre più lottizzati. Si riparte con i processi politici da Inquisizione, si sgombrano gli spazi sociali tenuti da movimenti della destra radicale, si preparano repressioni a sostegno della nuova spartizione sociopolitica per la nuova geografia che sarà meno parlamentarista e più dirigista e ci si accomoda senza alcun imbarazzo nelle compagini del partito americano e del partito inglese.
Se levi loro pure il Giorno del Ricordo che resterà mai?
Sì, celebriamolo ancora! Se poi qualcuno, per sbaglio, oggi pensa anche ai Caduti e agli esuli dell’Istria e della Dalmazia, faccia un fischio che così ce ne accorgiamo.

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