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Non è più primavera

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Oltre mille stranieri in un’Italia che sta uccidendo i vivai


La Lega Nord ha puntato il dito sugli stranieri: non è un problema solo italiano, è vero, ma è altrettanto vero che dalla legge Bosman (1995) ad oggi sono arrivati in Italia migliaia di stranieri, qualche campione ma anche tanti bidoni, e hanno tolto il posto ai calciatori italiani. In tutte le serie, in tutte le categorie, anche nel campionato Primavera. Nella stagione 1995-’96 (la sentenza Bosman è del dicembre ’95) gli stranieri erano in tutto 66. Nella stagione appena conclusa 1005 (dati sindacato calciatori): 611 professionisti, 394 giovani di serie. In serie A 296 professionisti, in B 135, 106 in prima divisione e 74 in seconda divisione.
Un italiano fatica ormai a giocare in Primavera. ”Il problema del nostro calcio è dato dal fatto che prevalgono gli interessi dei club: un progetto dell’Aic sui vivai è fermo dal 2006 in Federcalcio…”, ci spiega l’avvocato Leo Grosso, che nel sindacato calciatori, a torto o a ragione, è considerato fra i “falchi”. ”Non c’è politica dei giovani, non c’è più mercato per i club delle categorie inferiori: ormai prendono stranieri giovanissimi, Fifa permettendo, oppure già “fatti”, di vent’anni. Per gli italiani dove è lo spazio?”, insiste Grosso. In serie A la scorsa annata gli stranieri professionisti erano 297 (su 738), vale a dire il 40,20%. Il record per l’Udinese (30 stranieri professionisti su 45 in rosa, vale a dire il 66% dell’organico). Imbottita di stranieri, come noto anche l’Inter: 32 giocatori (58,18%). Alte percentuali anche per Catania, Roma, Lazio. La percentuale più bassa il Cagliari (solo il 24%). Il Brescia, neopromosso in Serie A, aveva in organico la scorsa stagione addirittura trenta stranieri in tutto, fra professionisti e giovani di serie (meglio non dirlo a Calderoli…). Il Mantova 12, il Piacenza 15. In Lega Pro, che dovrebbe essere il vivaio di tutto il movimento, il Varese, città di Bossi e Maroni, aveva 14 stranieri in rosa (il 13% dei tesserati). Difficile mettere un freno: volendo una squadra (e l’Inter lo fa, a volte) potrebbe giocare con 11 stranieri, comunitari o extra che siano. Il “6 più 5″ di Sepp Blatter (sei giocatori selezionabile per la Nazionale e cinque stranieri) è un sogno: la Comunità Europea ha già detto che non se ne parla nemmeno. E allora? Allora la strada è difendere i vivai. ”Lì possiamo farcela”, spiega Michel Platini. Ma è una battaglia lunga, e prima o poi bisognerà pure iniziare.

 


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