Se dobbiamo restare inermi sul terreno lo saremo anche in pedana
Israele scopre le nuove frontiere del boicottaggio nello sport. Non soltanto il Kuwait, l’Arabia Saudita o l’Iran. Ora il confronto con gli atleti di Tel Aviv è rifiutato persino da un Paese come la Tunisia che non si era mai messo di traverso. Ieri, ai Mondiali di scherma di Catania, una delle migliori spadiste africane, Sarra Besbes, è salita in pedana nel girone di qualificazione contro l’israeliana Noam Mills ma è rimasta completamente passiva al punto da subire a raffica le cinque stoccate che le hanno fatto perdere l’incontro.
Un comportamento anomalo che non è sfuggito ai direttori di gara, i quali non potevano prendere provvedimenti perché non si trattava di un rifiuto ma, apparentemente, di una sconfitta. La Besbes, 22 anni, appartiene a una famiglia di schermidori: la madre era una delle specialiste più note in Tunisia, tre sorelle e un fratello fanno parte della Nazionale e il padre è nel direttivo della Federazione. Lei, Sarra, è stata campionessa africana e punta a un posto per le Olimpiadi di Londra. Insomma non è una fuoriclasse ma neppure l’ultima arrivata e c’è più del fondato sospetto che la sua sia stata una scelta ponderata e ispirata dai dirigenti della sua Federazione. Persino la rivale, vincente, ha reagito al successo con un pianto. La sconfitta per 5-0 è costata alla tunisina anche il ko definitivo, nel turno successivo le è toccata la cinese Li Na, che l’ha eliminata facilmente. La Mills invece ha proseguito il cammino eliminando la messicana Teran ed è entrata nel tabellone principale da cui giovedì uscirà la nuova campionessa del mondo. Sarra e i dirigenti tunisini hanno preferito evitare il commento. Certo che si tratta di una svolta curiosa per il Paese uscito dalla rivoluzione per approdare alla democrazia, quasi che il mondo dello sport si fosse spostato verso il fondamentalismo islamico. Qualche segnale si avverte anche in Egitto. Negli anni scorsi la squadra femminile si presentava all’appuntamento con un abbigliamento decisamente occidentale, oggi molte atlete vestono il velo. Il problema del boicottaggio è più che mai presente. Se quello della tunisina colpisce per la novità ma è stato adottato in una maniera soft, l’Iran continua nella sua politica del rifiuto netto e sbandierato in tutte le grandi manifestazioni sportive.
Domenica Sayyad Ghanbari Hamad, un fiorettista di Teheran, si è ritrovato nel girone di qualificazione l’israeliano Tomer Or e si è ritirato senza tirare con lui né con gli altri avversari che gli erano toccati nel sorteggio. Due incidenti diplomatici in due giorni. Se il boicottaggio mascherato(?) prende piede chissà cosa succederà ai Giochi di Londra 2012.