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Non si scia ma c’è tanta neve

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La domanda è se la ordinano su Amazon

Le misure di lockdown che hanno introdotto pesanti limitazioni agli spostamenti, gli scambi commerciali crollati ai minimi storici e dei maggiori controlli messi in campo dai governi nazionali avrebbero apparentemente dovuto incidere in modo positivo anche sul contrabbando e sul consumo degli stupefacenti in Europa. Come emerso però dal quantitativo sempre maggiore di narcotici sequestrato in ogni singolo blitz dalle forze dell’ordine (come nel caso dell’ultimo maxi-sequestro di Amburgo) le cose non sembrerebbero essere andate proprio in questo modo.
Anzi, secondo gli osservatori, le misure restrittive che hanno di fatto confinato in casa le persone nei mesi peggiori della crisi pandemica e una situazione psicologica particolare che ha spinto al limite la resilienza di molte persone hanno giocato proprio l’effetto contrario. E in questo scenario, dunque, la crescita del consumo di stupefacenti (ed in modo primario della cocaina) non hanno visto l’attesa inversione di trend e, anzi, i numeri del suo mercato d’affari sono ulteriormente aumentati.

Perché l’Europa è il migliore dei mercati possibili
Come appena sottolineato, il fatto che l’Europa sia ai vertici del consumo mondiale di stupefacenti è dettato da una moltitudine di fattori. Una ricchezza diffusa che permette l’accesso anche a importanti quantitativi della sostanza, una situazione assolutamente fuori dal comune vissuta nell’ultimo 2020 e soprattutto minori controlli sia doganali sia interni nei confronti del contrabbando della droga. Come emerso da un’inchiesta di Deutsche Welle, infatti, il mercato europeo sarebbe molto meno pericoloso per i contrabbandieri rispetto a quello americano, poiché negli Stati Uniti il numero dei controlli ed i fondi stanziati per la lotta al contrabbando della droga sono esponenzialmente superiori. E, inoltre, anche le sanzioni nelle quali si incorre non sarebbero nemmeno lontanamente paragonabili.

Le due rotte dell’Atlantico
Considerando come i Paesi principali produttori della coca siano stanziati in Sud America (con Colombia, Bolivia e Venezuela che da soli forniscono la quasi totalità della sostanza presente sul mercato), risultano scontate le difficoltà nel trasporto della merce di contrabbando sul mercato Europeo. Soprattutto in virtù del fatto che, proprio per la particolarità geografica del fenomeno, le spedizioni provenienti dai suddetti Paesi dovrebbero essere bersaglio di maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine.
La realtà, però, è che difficilmente la droga viene introdotta direttamente sul mercato Europeo. In modo preponderante, infatti, essa passa attraverso una serie di checkpoint situati sia nell’America centrale, nel caso della tratta settentrionale dell’Atlantico che in Africa, nel caso invece della rotta meridionale (conosciuta con il nome di “Highway 10”). Proprio a causa dei numerosi checkpoint disseminati lungo le rotte, dunque, spesso la tracciabilità delle spedizioni diviene complicata da seguire, permettendo ai narcotrafficanti di introdurre illegalmente i prodotti di contrabbando sul mercato europeo. E una volta giunta in Europa, la cocaina viene acquistata dalle organizzazioni mafiose che riescono a distribuire in modo capillare il prodotto per tutto il continente.

Adesso si rischia una bomba sociale
L’aumento dei consumi delle sostanze stupefacenti è però una grandissima problematica per l’Europa. Già negli scorsi anni purtroppo l’incremento dell’uso delle droghe aveva segnato soprattutto nei giovani una maggiore incidenza dell’abbandono del ciclo scolastico e una maggiore possibilità di entrare nella criminalità organizzata. Adesso però con la pandemia di coronavirus, il confino domestico e la crisi economica il fenomeno rischia di divenire una bomba ad orologeria pronta a generare l’esplosione di una drammatica crisi sociale difficile da contenere.
Sebbene in questo momento l’Europa stia attraversando una notevole trafila di criticità (con la crisi sanitaria che non è che la punta dell’iceberg dei problemi attuali) un occhio di riguardo andrebbe riservato anche a questa tematica. Altrimenti, il rischio è che l’incremento del fenomeno porti ad una situazione sostanzialmente irreversibile e che potrebbe segnare un’intera generazione di cittadini europei. In uno scenario che, purtroppo, potrebbe sul lungo periodo generare delle perdite e delle problematiche che renderanno ancora più difficile poter uscire dalle difficoltà del presente.

 

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