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Olimpia addio

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Lo sport è diventato una schifezza. Tra farmaci, inghippi, compravendite, estrogeni, sponsopres e varie pinzillacchere. Livio Berruti confessa: “le olimpiadi di Roma, nel 1960, furono le ultime pulite”.

Il doping? Lo sport ha alzato bandiera bianca. L’unica soluzione e’ far fuori per cinque anni gli atleti beccati a doparsi”. Toni duri quelli che Livio Berruti, campione olimpico a Roma ’60, usa per descrivere il mondo dello sport attuale, a pochi giorni dall’inizio dei giochi di Atene. Per lo sprinter torinese, oggi sessantacinquenne, le ultime Olimpiadi libere da doping e interessi economici, sono state proprio quelle in cui vinse la medaglia d’oro nei 200 metri. “Le ultime Olimpiadi pulite? Quelle del ’60. – afferma in un’intervista al settimanale Vita – La colpa? Degli atleti disposti a fare qualsiasi cosa pur di vincere, piu’ ancora che degli sponsor”. Secondo Berruti, i controlli antidoping non sono affatto seri. “Quello che conta – dice – e’ solo il fattore campo. Basta ricordare come Ben Jonson risulto’ pulitissimo ai mondiali di Roma dove il presidente dell’Iiaf era italiano”. L’unica soluzione e’ una maggiore severita’: “Uniformita’ di controlli e sanzioni esemplari, – suggerisce Berruti – altro che le pene ridicole comminate nel calcio. Dove se vieni beccato a doparti stai fuori tre mesi. Il campione deve essere un esempio da seguire. Se risulta positivo ai controlli, bisogna farlo fuori per cinque anni”.

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