Trump sta mettendo fine alla globalizzazione; Trump combatte la massoneria; Trump è un pazzo scatenato; Trump è un apprendista stregone; Trump vincerà; Trump colerà a picco.
Lasciamo agli opposti cretinismi scannarsi sul niente e cerchiamo di capire cosa sta provando ad attuare. Ricordandoci che rientra sempre nelle logiche dell’imperialismo capitalista americano.
Posto che gli auspici di ognuno di noi sono pari a zero, il tifo sulla sua riuscita o sul suo insuccesso sono legati agli Usa e al fatto che si speri che diventino ancor più potenti o che perdano un pochino di penne.
Il primo obiettivo perseguito da Trump
e che già può vantare di investimenti notevoli (pare intorno a 500 miliardi di dollari) è l’attirare le industrie europee, asiatiche e in particolare di Taiwan negli USA, caricandole di sovrattasse all’estero e favorendole con gli sgravi in America.
Il secondo obiettivo è pareggiare la bilancia commerciale con l’estero
anche se per il momento le tariffe imposte sono abnormi e se è difficile che siano efficaci tenuto conto dell’intreccio delle catene di fornitura.
Ammesso e non concesso che centrasse l’obiettivo di produrre un casa, i costi salirebbero almeno del 350% e sarebbero inabbordabili per i consumatori e per l’esportazione.
Ma è probabile che questa sia la minaccia iniziale e che il vero disegno sia molto più logico e non deglobalizzato.
Il terzo obiettivo
è quello di rendere l’economia americana non solo egemone ma arbitra sul piano internazionale, da qui il progetto di mille rapporti bilaterali con gli Usa sempre in cattedra.
Il quarto obiettivo è di ridurre il debito pubblico
e in questo rientrano i crolli in borsa che si tramutano in gran parte in commutazione nei titoli di stato, che sta avendo successo contrariamente alle letture superficiali.
Il quinto obiettivo è il “Piano Manhattan” ovvero dello sposalizio tra intelligenza artificiale e criptovalute
destinato, nei suoi disegni, a fare degli USA Il vertice mondiale assoluto. In questo ha intrapreso un combattimento per sottrarre alla Banca centrale l’emissione della moneta digitale, trovandosi come Kennedy in collisione contro una casta della finanza (e questo può spiegare l’attentato dello scorso luglio).
Ma, attenzione: Kennedy voleva imporre il controllo statale sulla moneta, Trump punta alla totale e soprattutto anarchica privatizzazione del Dollaro imponendo una supercasta capitalista al di sopra di quella oggi esistente. Non confondiamo quindi due linee così diverse in questo braccio di ferro.
Il sesto obiettivo è quello di frenare il passaggio alle nuove fonti di energia
per permettere, in attesa di approntare il necessario a vincere la sfida, agli USA di sfruttare al massimo i fossili.
Di qui l’alleanza principale che contempla USA, Russia, Arabia Saudita, Israele e petromonarchie varie.
Fin qui il piano di Trump o di chi per lui. Senza punti deboli?
Certamente sì.
Il primo punto debole
consiste nel riuscire a tenere separati tra loro gli altri players. Al momento sta ravvicinando l’Europa alla Cina, ma anche a diverse economie emergenti, nel Pacifico, in India, in Asia.
Non si arriverà a tanto, ma se la tendenza proseguisse, il BRICS+ finirebbe col perdere la R e col trasformarsi in EUBICS+.
E talune decisioni strampalate, come i dazi a dir poco assurdi imposti al Vietnam rischiano di disarticolare la stessa politica americana nell’IndoPacifico che è strategico.
Un altro tallone di Achille, forse il più vulnerabile
sta nell’arretratezza spaventosa della rete elettrica americana. Essa non è centralizzata, è gestita da dodici compagnie che non si mettono d’accordo tra loro, non risponde a poteri federali, è vecchia, e, rispetto alle nostre, è da terzo mondo.
Per potere essere all’altezza delle ambizioni di Trump servono da 2 trilioni e mezzo a 3 trilioni di dollari.
Trump ha stanziato solo 500 miliardi, che per il progetto sono una miseria, e solo l’annuncio della nuova intelligenza artificiale cinese ha fatto perdere in un giorno nella capitalizzazione delle Big Tech americane il doppio della cifra stanziata.
In poche parole: Trump non sta dando i numeri ma sta cavalcando un progetto ambiziosissimo per cui forse non ha i mezzi necessari e che può creare alleanze commerciali e politiche non volute.
Staremo a vedere, ma intanto non sarebbe male che uno straccio di piano fosse elaborato e intrapreso anche da noi.