sabato 20 Luglio 2024

Otto milioni di poverette

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Nel 2011 l’11,1% delle famiglie in Italia è relativamente povero, per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Lo rivela l’Istat nel report sulla povertà in Italia nel 2011.

La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti, spiega l’Istat, è pari a 1.011,03 euro. Rispetto all’anno precedente nel 2011 c’é una sostanziale stabilità della povertà relativa, che deriva dal peggioramento del fenomeno delle famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà delle famiglie di dirigenti e impiegati.

7,6% FAMIGLIE A RISCHIO POVERTA’  – Il 7,6% delle famiglie italiane è a rischio povertà: si trova poco al di sopra della linea convenzionale di povertà e, ad esempio con una spesa improvvisa, potrebbe classificarsi tra le famiglie povere. Di conseguenza in Italia è povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Lo rivela il report sulla povertà in Italia, presentato oggi dall’Istat. Tra le famiglie povere (l’11,1% del totale delle famiglie residenti), il 6% risulta “appena povero” cioé poco distante dalla linea standard, oltre la quale si diventa poveri; il 5,1% è “sicuramente povero”.

AL SUD POVERA QUASI UNA FAMIGLIA SU QUATTRO – Il 23,3% delle famiglie che risiedono nel Mezzogiorno sono povere, quasi una famiglia su quattro. Aumenta inoltre l’intensità della povertà relativa, dal 21,5% al 22,3% in un anno. I poveri, quindi, sono diventati ancora più poveri. E’ quanto emerge dal report dell’Istat sulla povertà in Italia. La povertà relativa è più diffusa in Sicilia e Calabria: nell’isola è povero il 27,3% delle famiglie, in Calabria lo è il 26,2%.

POVERTA’ STABILE MA AUMENTA TRA OPERAI  – La povertà in Italia rimane stabile in un anno ma peggiora la condizione delle famiglie operaie: il 15,4% di queste (15,1% nel 2010) è relativamente povera, il 7,5% (6,4% nel 2010) è assolutamente povera. Migliora invece la condizione delle famiglie di dipendenti o dirigenti. Nel 2010 era relativamente povero il 5,3%, nel 2011 il 4,4%. Per quanto riguarda la povertà assoluta, l’incidenza nel 2010 era dell’1,4%; nel 2011 dell’1,3%. E’ quanto emerge dal report dell’Istat sulla povertà in Italia, presentato oggi.

L’incidenza della povertà relativa aumenta per le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, passando dal 40,2% al 50,7% in un anno. Ugualmente per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, essenzialmente anziani soli e in coppia: il valore passa dall’8,3% al 9,6%. Tra queste ultime aumenta anche l’incidenza di povertà assoluta: dal 4,5% al 5,5%. L’Istat sottolinea poi che la povertà assoluta aumenta tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall’8,5% al 16,5%). In generale l’incidenza di povertà assoluta cresce anche tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali e/o titoli di studio bassi: famiglie di operai, con licenza elementare (dall’8,3% al 9,4%) o di scuola media inferiore (dal 5,1% al 6,2%).

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