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Passa un treno che non dobbiamo perdere

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In Europa l’ideologia comune sta cambiando e dobbiamo assolutamente attendere al varco la sua evoluzione

Tutto ha più dimensioni, la vita non è solo superficie.
I cervelli vengono però schiacciati a causa della maledizione del linguaggio binario, che, non potendole esprimere, le dimensioni deve appiattirle e negarle e, di conseguenza, gli uomini non se ne rendono più conto.
La democrazia della rete esaspera questo procedimento perché il numero è stupido e gli stupidi gracchiano più forte.
Tutto questo, insieme all’ottusità dominante, ha prodotto presunti dibattiti politici fondati sul niente, in quanto limitati a concetti contrapposti sui quali nessuno si preoccupa di soffermarsi per capire a quali realtà, a quali dinamiche, a quali fattori corrispondono, e men che meno cosa si possa fare di diverso dall’affermarli o negarli.
Questa mutazione distorta, che s’inscrive perfettamente nell’involuzione generale, ha determinato il doppio passaggio alla retroguardia: quello della politica in sé, che insegue la tecnica e la finanza, e quello delle opposizioni politiche che inseguono addirittura il nulla e spesso passano il tempo a girare in tondo e a mettere in scena delle comparsate.

Fattori materiali, sacrali e psicologici
Tutto ciò ha soprattutto comportato la perdita della coscienza di sé e della percezione del reale da parte dell’io cosciente che si finge tale ma di fatto è smarrito in una palude stagnante di teoremi isterici e parole d’ordine più o meno strampalate.
Tuttavia, in mancanza di quell’autocoscienza che dovrebbe essere il vero fulcro ri-voluzionario, esistono dei fattori che afferrano, coinvolgono e determinano le dinamiche storiche; fattori materiali, sacrali e psicologici che intervengono anche sul pensiero, dettando cambiamenti significativi che, come una marea montante, attingono la superficie salendo dal basso.
Ciò si addice ad un’umanità passiva e come funzionamento corrisponde un po’ a quello che i marxisti intendono quando parlano di ideologie. L’ideologia, per essi, viene prodotta dagli interessi della classe dominante e quindi varia a seconda dei suoi interessi. Non mi limiterei a questo, perché è ben più complesso, ma una cosa è certa: se non si è soggetto attivo ma si vive passivamente, come avviene oggi, anche il rapporto con le ideologie è passivo e quindi determinato in qualche modo dagli interessi o dalle necessità.

L’ideologia collettiva sta mutando
Per esempio l’ideologia ridicola della reazione (sovranista, noeuro, exit, più democrazia ecc) è  l’espressione degli interessi oggi negati dalla storia e che si è cercato di riaffermare, indirizzandoli però in un vicolo cieco perché non poteva essere altrimenti.
Era l’ideologia dei perdenti.
Ma il processo storico, politico ed economico è andato avanti, seppellendo fortunatamente le ubbie retrograde che avevano malauguratamente fatto presa su quel mondo politico che come tradizione, natura e vocazione è assolutamente incompatibile con tale codinismo pornografico.
La cosa più rilevante però è che questo processo storico ha dettato dei cambiamenti ideologici a tutto l’insieme europeo.
Si parla oggi di “Europa che protegge”, ovvero che filtra e calmiera l’immigrazione. Si parla di Industria 4.0 e di  “Europa che deve armarsi” e si ragiona in termini neo-imperialisti.
Questo alza la tensione ed è al tempo stesso la causa e l’effetto della costante offensiva anglo-russo-americana contro di noi. Ma è una necessità storica che sta dettando una nuova espressione ideologica, peraltro post-democratica. Sarebbe opportuno sostenere questa tendenza invece di frignare in difesa di vacui simulacri parlamentari.

La natura profonda ha sconfitto i cagliostri de noantri
L’io è poco cosciente, ma la marea cresce e pian piano impone cambiamenti di paradigma, anche se nei più è ancora un fatto istintivo.
Ad esempio, vi siete chiesti come mai la causa dell’Europa, che fino a due anni fa in certi ambienti sembrava disperata, oggi ha travolto gli argini ed ha conquistato quasi tutti gli ambienti sovranisti nelle varie articolazioni? Sicuramente non va sminuito il merito dei pochi che, insieme a me, hanno sfidato venti e maree e hanno operato quella che cinque anni fa, nel lanciare la sfida, chiamammo Riconquista. Ma un ruolo importante lo ha svolto l’istinto perché, quand’anche non si sia capito nulla di quanto accade, lo si sente animalmente e ci si adatta alle necessità.
Il sovranismo (parola a mio avviso limitante e fuorviante), annusato che non aveva più possibilità di proporre scenari possibili, ha così negato se stesso e si è sublimato in una nuova formula, definita sovranismo europeo.
Le dinamiche, il genius loci e la stirpe hanno avuto la meglio sul rivendicazionismo bottegaio e retrogrado in cui si erano smarriti i più.
E questo è un cambiamento notevole e prezioso.

Il Fattore-Azov
C’è un altro mutamento rilevante in atto. La guerra in Europa ha riportato nell’immaginario collettivo l’idea di guerra e quella di dignità. I volontari che sono andati a combattere e a morire per la propria patria, spesso accorrendo da paesi in cui lavoravano e risiedevano al sicuro, hanno suscitato ammirazione per l’eroismo.
C’è poi il Fattore-Azov. Per molti borghesi antifascisti i guerrieri ucraìni sono diventati “nazisti però”. Perchè? Gli sciocchi diranno perché stanno dalla parte della Nato (che poi non è vero) e quindi vanno bene anche loro. Appunto, gli sciocchi. C’è un’altra ragione invece ed è che, visto che i nazisti vanno a combattere e morire, il borghese che teme di essere minacciato in futuro si dice: “hai visto mai che domani mi salveranno i fascisti?” E così attenua la sua ostilità.
Ce n’è però un’ulteriore che precede ed annuncia una presa di coscienza ancora non pienamente realizzata. Ed è che, al bivio in cui ci troviamo tra la scomparsa e la ricostruzione di potenza, per questa serviranno eroi ed esempi guerrieri. Anche qui l’animale sta facendo magnificamente il suo per riportarci all’essenziale.

L’occasione è storica
La sintesi ideologica che si avrà da questo processo di trasformazione sarà forzatamente a noi congeniale. Non potrà essere dichiaratamente fascista, ma si doterà di un’altra etichetta: una forma di peronismo, di gollismo, di bonapartismo post-moderno, colmo dei più variegati e sorprendenti innesti di ogni provenienza e natura.
Prodotta dalla marea montante dall’irrazionale, si codificherà comunque dall’alto e quindi non si avrà la riabilitazione ufficiale delle esperienze della primavera europea, anche se verrà probabilmente attenuata la libido partigiana.
Sarà dunque necessario che la miniera del fascismo venga custodita e messa a frutto da chi vi è ontologicamente connesso e che ne scaturisca una selezione di alte qualità d’élite per un’azione dialettica con la politica rinnovata sulla base delle trasformazioni ideologiche – positive – che s’iniziano a intravedere.
Avanguardie di sintesi a fondamento rivoluzionario.
Il momento è straordinariamente propizio. Invito i pigri, i disfattisti, gli ammuffiti, gli inaciditi, i retrogradi e i cacadubbi a farsi gli affaracci loro ed esorto tutti gli altri a fare opera di fede e di volontà per mettersi in sintonia con i tempi e diventare le avanguardie che li precedono, anziché farsi muovere e condizionare da essi. Lo avessero fatto a suo tempo anziché ascoltare le sirene mefitiche che hanno dettato l’ideologia ammuffita e ammuffente della destra terminale, ora sarebbero – saremmo – elemento centrale nei destini nazionali ed europei.
Vediamo di non ripetere lo stesso errore!

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