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Patto con la Francia

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Anche se i tedeschi diffidano di noi

La Francia vuole portare l’Italia nel programma Mgcs (Main Ground Combat Systems), il programma che dovrebbe creare un nuovo carro armato da combattimento pensato come “sistema di sistemi” al pari dei caccia di quinta e sesta generazione. Come riporta La Tribune, Parigi avrebbe dato una sorta di aut aut a Berlino, partner nel progetto, chiarendo che o si fa partecipare anche Roma o il programma congiunto franco-tedesco non si farà.
L’Mgcs sarà sviluppato utilizzando nuove tecnologie in termini di intelligenza artificiale, mobilità, capacità di trasportare droni o robot e possibilità di interconnessione con tutti gli assetti presenti sul campo di battaglia, secondo il concetto “integrated by design” al pari dei cacciabombardieri di ultima generazione, pertanto sarà un carro armato completamente diverso da quelli attualmente in servizio negli eserciti di Francia e Germania, e obiettivamente nel resto del mondo.
Sempre secondo il quotidiano francese, Francia e Italia si sono recentemente accordate per proporre alla Germania di includere la partecipazione italiana (rappresentata da Leonardo) nel programma, con Parigi che sembra non voler più farsi scavalcare da Berlino nei progetti di cooperazione nell’industria militare.
Lo scorso giugno al salone internazionale dell’aerospazio Le Bourget, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha rivelato di aver avuto una “lunga conversazione” con il suo omologo francese Sébastien Lecornu su diversi temi, tra cui quello della “cooperazione nel settore dell’industria della difesa”.

Dove collaborano Roma e Parigi
Il primo evidente risultato di quell’incontro, infatti, è stata l’adesione dell’Italia al programma franco-britannico Fman/Fmc (Futurs Missiles Anti-Navires et Missiles de Croisière) per i futuri missili antinave e missili da crociera.
Francia e Italia hanno rilanciato la loro cooperazione nel campo degli armamenti, a cominciare dal nuovo ordine per i missili Aster-30 che andranno a equipaggiare altre batterie Samp-T Ng per l’Aeronautica Militare Italiana e di cui siamo venuti a conoscenza all’inizio di quest’anno; contratto formalizzato ufficialmente tramite l’Occar il 18 luglio scorso.
Italia e Francia hanno anche siglato a fine giugno il rinnovamento di mezza vita dei quattro cacciatorpedinere classe Orizzonte in servizio nella Marine Nationale (Forbin e Chevalier Paul) e in quella italiana (Andrea Doria e Caio Duilio).
L’Italia recentemente ha cominciato a risolvere la problematica rappresentata dalla vetustà delle linea Mbt (Main Battle Tank) dell’Esercito Italiano: da un lato ha avviato, con finanziamenti consistenti, la modernizzazione degli Ariete C1 (980 milioni per 125 carri che saranno portati allo standard Amv, spalmati sino al 2034 coi tre prototipi previsti già stati completati), dall’altro ha annunciato che procederà all’acquisto dalla Germania di 125 Leopard 2, la cui ultime versioni attualmente disponibili sul mercato sono la A7 e A7+.

I problemi del programma Mgcs
La partecipazione italiana al programma Mgcs si ventilava da tempo proprio per l’emergenza rappresentata da una linea carri obsoleta e dalla necessità di adeguarsi a nuovi standard operativi – anche in considerazione di quanto visto sul campo di battaglia ucraino – ma viene da chiedersi se sia davvero il caso procedere su questa strada, viste le problematiche emerse in fase di contrattazione tra Francia e Germania e del reciproco atteggiamento franco-tedesco.
Il programma ha infatti accumulato una serie di ritardi, determinati, come abbiamo avuto modo di evidenziare più volte, dai dissidi tra Berlino e Parigi per quanto riguarda la ripartizione del lavoro e l’assegnazione dei brevetti, che hanno posticipato la consegna dei primi esemplari al 2040 rispetto al 2035 come originariamente previsto.
Per la Francia, riferisce ancora La Tribune, l’ingresso dell’Italia nell’Mgcs consentirebbe di riequilibrare i rapporti di forza con la Germania che, secondo i francesi, ha bloccato il programma per “l’attivismo di Rheinmetall” che mira a ridurre la partecipazione francese nel consorzio Knds.
Ancora oggi le industrie franco-tedesche coinvolte nel progetto non hanno trovato un accordo sulla distribuzione dei compiti, e nonostante l’ottimismo dei rispettivi ministri della Difesa in merito alla volontà di portare avanti la cooperazione, un abisso separa i due partner. Questioni legate all’industria che hanno la precedenza sulle necessità militari di entrambi i Paesi, e che sembrano irrisolvibili al punto da far temere, da ambo le parti, il naufragio del programma: a luglio si è assistito a un ulteriore screzio, con la Francia che ha rifiutato all’ultimo momento la partecipazione dei suoi industriali a un incontro in Germania per finalizzare l’accordo.
A fronte di tutte queste problematiche ci chiediamo se la partecipazione all’Mgcs sia una scelta saggia per il nostro Paese, considerando che, nonostante la narrazione francese, anche Parigi ha la sua grossa fetta di responsabilità nell’impasse di questo programma (come di altri, vedasi Scaf e nuovo pattugliatore marittimo Maws, considerabile defunto).
Se è evidente che serva un carro armato di nuova generazione all’Italia (come anche all’Europa), è anche evidente il ginepraio rappresentato dall’Mgcs che rischia di essere già in via di obsolescenza quando entrerà in servizio in numero consistente visti i ritardi accumulati.
Forse a questo punto sarebbe il caso di sviluppare un nuovo progetto, allargando il raggio di ricerca ad altri partner come la Svezia o addirittura il Giappone che ha il vantaggio di essere legato al nostro Paese da un accordo di partenariato strategico alquanto promettente e che sta dando i suoi primi frutti.

 

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